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La concezione storica Con lo sguardo rivolto alla Grecia antica, Nietzsche si sente alieno al mondo moderno, erede dell’ottimismo socratico, e intraprende una battaglia contro il presente e la sua mancanza di vera cultura, scrivendo le “Considerazioni inattuali”: esse sono inattuali poichè enunciano tesi contrastanti con i valori dominanti e operano per costruire un nuovo futuro, anzichè per avere successo nell’immediato e conquistare l’attualità. Nella sua diagnosi negativa del presente, Nietzsche si incontra con lo storico dell’arte, del Rinascimento italiano e dell’età di Costantino, Jacob Burckhardt (1818-1897), il quale proprio nei primi anni del soggiorno di Nietzsche a Basilea tiene lezioni sulla civiltà greca e sullo studio della storia, lezioni che saranno poi pubblicate postume con i titoli: “Storia della civiltà greca” e “Considerazioni sulla storia mondiale”. Anch’egli sensibile all’insegnamento di Schpenhauer, Burckhardt non condivide la concezione ottimistica della storia formulata da Hegel nè l’interpretazione del presente come culmine positivo del suo cammino progressivo. Nel mondo moderno, infatti, la libertà dell’individuo é gravemente minacciata dalle tendenze democratiche e socialistiche e dal predominio del mondo degli affari. Questo non vuol dire che la vicenda storica sia caratterizzata da una crescente decadenza; a parere di Burckhardt, si deve piuttosto parlare di ascese e cadute relative. Il passaggio da un’epoca all’altra é segnato da crisi, che portano all’eliminazione di un passato avvertito come oppressivo e all’instaurazione di qualcosa di nuovo; la crisi é dunque segno di vitalità, poichè ogni sviluppo spirituale avviene “a forza di urti e di salti”, sia negli individui sia nelle collettività. Determinanti nell’intervenire o deviare il corso della storia sono i grandi individui, unici e insostituibili, ma al tempo stesso portatori di valori universali che vanno oltre gli interessi puramente individuali. Nella storia, tuttavia, il male rimane ineliminabile e la natura umana permane essenzialmente uniforme. In tutte le epoche storiche operano, infatti, le stesse forze o potenze: la cultura, lo Stato e la religione. Nessuna di esse può essere eliminata, ma tutte si condizionano a vicenda e possono dar luogo a quanto di bello, vero e buono contiene la storia umana. Questo avviene quando esse mantengono un rapporto equilibrato e armonico tra loro e nessuna soffoca la altre; così é stato nel mondo greco e nel Rinascimento, ma ora sussiste il pericolo che la cultura, la quale di per sè é dinamica, libera e spontanea, sia schiacciata dallo Stato e dalla religione, che sono potenze statiche. Burckhardt é avverso allo Stato e alla forza, specialmente ai grandi Stati nazionali che tendono a soffocare le piccole comunità regionali e cittadine, le quali, a suo avviso, offrono maggiori garanzie per lo sviluppo di libere individualità. Nella situazione minacciosa del presente l’unica consolazione é riposta nella conoscenza storica, che é libera dalle preoccupazioni individuali causate dall’epoca e permette di contemplare in maniera distaccata e senza turbamenti le vicende del passato. Nietzsche condivide la diagnosi negativa del mondo moderno, formulata da Burckhardt, ma assume un atteggiamento più combattivo e polemico nei confronti di esso. Alla filosofia delle università, ovvero alla cultura dominata dallo Stato, egli contrappone la figura di Schopenhauer, il pensatore privato che rifiuta di diventare un funzionario e, proprio per questo, incarna il vero educatore. La cultura moderna appare a Nietzsche soprattutto in preda ad una “ipertrofia” del sapere storico: la malattia storica . Alla descrizione e alla cura di questa nociva malattia, Nietzsche tenta di provvedere con la seconda delle “Considerazioni inattuali”, intitolata “Sull’utilità e sul danno della storia per la vita”. Essa é inattuale perchè smaschera gli elementi potenzialmente dannosi contenuti in ciò che per l’epoca presente rappresenta u (segue nel file da scaricare)
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