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Vita, opere e vicende Nella seconda metà dell’Ottocento tende ad affermarsi la convinzione sempre più diffusa che la civiltà occidentale stia procedendo irresistibilmente verso il progresso: le scoperte della scienza e della tecnica producono benessere e sicurezza crescenti per strati sempre più vasti della popolazione e il dominio coloniale porta alla conquista dei mercati mondiali. A ciò si accompagnano alcuni fenomeni, spesso interpretati anch’essi come segno di progresso inarrestabile: la diffusione dell’istruzione pubblica, una legislazione sociale volta a proteggere anche i ceti più deboli, l’estensione crescente del diritto di voto, auspicato anche per le donne. Di fronte a questi processi alcuni arretrano sgomenti, scorgendovi il segno di un egualitarismo sempre più vasto che porta alla scomparsa delle aristocrazie. In questo quadro comincia a essere posta la domanda se ciò rappresenti un reale progresso oppure sia solo lo stadio terminale di una malattia che ha colpito l’Occidente. Chi può radicalmente si pose questo interrogativo fu Friedrich (Federico) Nietzsche. Nato a Röken, nei pressi di Lipsia in Germania, il 15 ottobre 1844, rimase presto orfano del padre, pastore protestante; nel 1850 la madre si trasferì a Naumburg, dove Nietzsche iniziò i suoi studi e ricevette un’educazione musicale. Nel 1859, egli entrò nel ginnasio di Pforta, dove rimase fino al 1864, quando si immatricolò come studente di teologia all’università di Bonn. Qui frequentò soprattutto le lezioni del filologo classico Friedrich Ritschl, che seguì quando questi si trasferì all’università di Lipsia. In questa città cominciarono a farsi avvertire le sofferenze e le malattie che lo tormenteranno in misura sempre crescente per tutta la vita, come reumatismi ed emicranie. Qui strinse amicizia con Erwin Rohde, che si affermerà in seguito negli studi classici, soprattutto con opere sul romanzo greco e sulla concezione dell’anima presso gli antichi. Alla fine del 1868 avviene il suo primo incontro con Richard Wagner; nel frattempo legge Schopenhauer e pubblica articoli sul “Rheinisches Museum” su Diogene Laerzio e Teognide. Nel 1869, grazie all’appoggio di Ritschl e del suo condiscepolo Hermann Usener, ottiene l’insegnamento di Lingua e letteratura greca presso l’università di Basilea, in Svizzera: qui a maggio tiene la sua prolusione su “Omero e la filologia classica”. A Basilea diventa collega dello storico Jacob Burckhardt, di cui seguirà le lezioni sullo studio della storia e della civiltà greca, stringe amicizia con il teologo Franz Overbeck e, intanto, intrattiene rapporti con Wagner e Cosima von Bülow, che si sposeranno nel settembre successivo. All’inizio del 1870, Nietzsche tiene due conferenze a Basilea su “Il dramma musicale greco” e “Socrate e la tragedia”, le quali suscitano l’ammirazione di Wagner. Esse costituiscono un’anticipazione di quello che sarà il suo primo volume, pubblicato nel gennaio del 1872, “La nascita della tragedia”. Nominato professore ordinario a Basilea nell’aprile 1870, a luglio, allo scoppio della guerra franco-prussiana, chiede congedo per arruolarsi come infermiere volontario, ma dopo quindici giorni si ammala di dissenteria e di difterite e viene riportato a casa. La pubblicazione de “La nascita della tragedia” lascia perplessi Ritschl e Usener, che l’interpretano come un abbandono dei metodi rigorosi della filologia: nel maggio del 1872, Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, che diventerà il maggior filologo classico in Germania a cavallo tra i due secoli, lo attacca nell’opuscolo “La filologia del futuro”, al quale risponde in difesa di Nietzsche l’amico Rohde. In quello stesso mese, Nietzsche si reca a Bayreuth per assistere alla posa della prima pietra del teatro progettato da Wagner. Tra il 1872 e il 1873, egli compone una serie di scritti che rimarranno inediti, in particolare il breve saggio “Verità e menzogna in senso extramorale” e l’opera più corposa “La filosofia nell’epoca tragica dei Greci”. Tra il (segue nel file da scaricare)
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