L’esito insoddisfacente della conferenza di Versailles costrinse Orlando alle dimissioni. Al suo posto salì il liberale Nitti.
L’idea di Nitti era quella che bisognava produrre di più e consumare di meno a tal fine accelerò i processi di riconversione, favorì l’esportazione e diede un prezzo politico al pane. Le misure fiscali più severe toccarono ai ceti più alti. Sotto richiesta dei socialisti e dei popolari sostituì il sistema elettorale uninominale con quello proporzionale.
Nonostante ciò la crisi non passò e nell’estate del 1919 cominciarono agitazioni popolari causate anche dall’aumento dei prezzi e dalla mancata promessa della “terra ai contadini”.
La crisi si fece ancora più acuta quando D’Annunzio con l’aiuto di giovani “sensibili” occupò la città di Fiume. D’Annunzio non sopportava Nitti e lo accusava di non tutelare gli interessi dello Stato. Dal canto suo, Nitti non fece nulla per fermare l’avventura fiumana ma stese solo ad osservare il comportamento delle altre nazioni.
Alle elezioni del 1919 vi fù il crollo dei Democratici a favore delle nuove organizzazioni PSI e PPI. Il governo Nitti in seguito all’aumento del pane fu costretto a dimettersi a favore dell’ormai ottantenne Giolitti.
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