Numa ferocem populum Romanorum armorum desuetudine mitigavit. Ianum, indicem pacis bellique fecit:templum apertum significabat bellum, clausum pacem. Numa flaminem Iovi adsiduum sacerdotem creavit, insignique eum veste adornavit. Huic duos flamines adiecit, unum Marti, alterum Quirino, virginesque Vestae legit. Vestales adsiduae templi antistites erant. Salios item Marti Gradivo legit tunicaeque pictae insigne dedit et super tunicam aeneum tegumen caelestiaque arma. Pontificem deinde Numam Marcium, Marci filium, ex patribus legit et pontifici omnia sacra attribuit. Ad sacra a violentia et armis Romanos convertit, pietate omnia pectora imbuit. Iovi Elicio aram in Aventino dicavit deumque consuluit auguriis.
Versione tradotta
Numa mitigò il feroce popolo dei romani con la (desuetudine) delle armi. Rese Giano giudice della pace e della guerra: il tempio aperto significava guerra, chiuso pace. Numa creò il flamine di Giove sacerdote assiduo, e lo adornò di insigne veste. A questo aggiunse due flamini, uno a Marte, l'altro a Quirino, e scelse le vergini Vestali. Le vestali erano custodi assidue del tempio. Scelse anche per Marte Gradivo dei (salinos) e gli diede tuniche dipinte in modo insigne e sopra la tunica un mantello (eaneum) e armi (caelestia). Poi scelse tra i senatori il pontefice Numa Marco, figlio di Marco e attribuì al pontefice tutte le cose sacre. Convertì i romani dalla violenza e dalle armi alle cosa sacre, riempì tutti i cuori di pietà. A Giove Elicio dedicò un altare sull'aventino e consultò il dio con gli auguri.
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