Intermissa, Venus, diu
rursus bella moues? Parce precor, precor.
Non sum qualis
eram bonae
sub regno Cinarae. Desine, dulcium
mater saeua Cupidinum,
circa lustra decem flectere mollibus
iam durum imperiis: abi,
quo blandae iuuenum te reuocant preces.
Tempestiuius in domum
Pauli
purpureis ales oloribus
comissabere Maximi,
si torrere iecur quaeris idoneum;
namque et nobilis et decens
et pro sollicitis non tacitus reis
et centum puer artium
late signa feret militiae tuae,
et,
quandoque potentior
largi muneribus riserit aemuli,
Albanos prope te lacus
ponet marmoream sub trabe
citrea.
Illic plurima naribus
duces tura, lyraque et Berecyntia
delectabere tibia
mixtis carminibus
non sine fistula;
illic bis pueri die
numen cum teneris uirginibus tuum
laudantes pede candido
in
morem Salium ter quatient humum.
Me nec femina nec puer
iam nec spes animi credula mutui
nec certare
iuuat mero
nec uincire nouis tempora floribus.
Sed cur heu, Ligurine, cur
manat rara meas lacrima per genas?
Cur facunda parum decoro
inter uerba cadit lingua silentio?
Nocturnis ego somniis
iam captum
teneo, iam uolucrem sequor
te per gramina Martii
campi, te per aquas, dure, uolubilis.
Versione tradotta
Dopo la lunga tregua forse Venere ancora mi fa guerra. Non
colpirmi, ti supplico, ti supplico. Non sono più chi ero quando regnava la mia buona Cinara. Madre crudele di passsioni dolci,
non più piegarmi ai teneri comandi: è duro il legno verso i dieci lustri. Va' dove sei invocata da preghiere di giovani
suasive. Ora migliore trovi nella casa di Paolo, sì, di Massimo, porta là la tua turbinosa festa, il tuo volo purpureo di
cigni. Tu cerchi un cuore adatto alla tua fiamma. E lui è bello, illustre, sa parlare per gli accusati inquieti, ragazzo dalle
mille risorse, e tuo soldato che porterà lontano le tue insegne. Riderà dei rivali donatori, sarà sempre il più forte:
innalzerà, presso i laghi di Alba, la tua immagine di marmo, sotto un bel tetto di cedro. Aspirerai l'aroma di molto molto
incenso, gradirai lire e flauti berecinzi insieme ai canti e suono di zampogna. E là ragazzi e morbide ragazze in lode della
tua divinità battono il suolo con i piedi bianchi ogni giorno due volte in ritmo trino all'usanza dei Salii. Io non ho donna
né ragazzo né speranza né fede di un cuore che risponde e le gare del vino non le amo né cingermi di fiori freschi il capo. E
perché allora Ligurino, dimmi, stillano rare lagrime sul volto? Perché tra eloquenti parole cade la voce in un silenzio triste?
Io t'afferro nei sogni della notte, io inseguo il tuo volo indifferente sopra l'erba del Campo, sui vortici
dell'acqua.