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Odissea

Contenuto e caratteri principali dell'Odissea, poema epico di Omero.

L’Odissea, il titolo del poema, significa “storia di Odisseo" dal nome greco di Ulisse, uno dei tanti eroi achei che combatterono la guerra di Troia. L’azione del poema ruota intorno al solo personaggio di Ulisse, re di Itaca, che la tradizione vuole ideatore del fatale tranello del cavallo.  

La guerra però, nell’Odissea, è solo un lontano ricordo, perché il poema trae spunto da tante leggende legate al ritorno in patria dei Greci dopo la conquista di Troia. Ulisse, in particolare, impiegò dieci anni prima di poter far ritorno nella sua isola. Molti dei, infatti, erano ostili ai Greci vincitori e Ulisse fu costretto a vagare per il Mediterraneo incorrendo in mille avventure, incontrando personaggi amichevoli e ostili, creature mitologiche ora affascinanti ora mostruose.

Rispetto all’Iliade, l’Odissea offre una documentazione ricca e precisa della vita quotidiana e delle tradizioni della civiltà greca intorno all’VIII e VII secolo a.C. Anche sul piano tematico c’è maggiore varietà; gli ambienti descritti sono straordinari e inconsueti, gli episodi ricchi di elementi fantastici. Il poema, inoltre, è ricco di realismo. I pericoli corsi in mare da Ulisse sono gli stessi di tutti i naviganti: naufragi, tempeste, incontri con genti sconosciute. 

Ulisse poi è un personaggio dalla personalità ricca e complessa: curioso e desideroso di conoscenza, nostalgico della patria e della famiglia, amante dell’avventura ed estremamente intelligente.

Struttura e contenuto dell'Odissea

L’Odissea è divisa in 24 libri e comprende 12.000 versi; è composta da tre nuclei ben distinti.

Primo nucleo dell'Odissea: la Telemachia

Il primo, la cosiddetta Telemachia, cioè la giovinezza di Telemaco, figlio di Ulisse, i suoi scontri con i Proci, nobili che aspirano a sposare la madre Penelope, i viaggi che egli intraprende, consigliato da Atena, per avere notizie del padre da alcuni superstiti della guerra. 

Ulisse è vivo, ma è trattenuto in un’isola lontana dalla ninfa Calipso che lo vorrebbe suo sposo. A questo proposito, durante un concilio degli dei Atena chiede che Ulisse venga liberato e Zeus invia a Calipso il dio Ermes che la costringe ad ubbidire.

Ulisse può finalmente ripartire, su una zattera da lui stesso costruita. Ma durante la navigazione il dio Poseidone vendica suo figlio Polifemo, accecato tempo prima dall’eroe, scatenando una terribile tempesta. L’eroe riesce a raggiungere una spiaggia sconosciuta, dove si addormenta sfinito. Al mattino viene svegliato da allegre grida di fanciulle: Nausicaa, figlia di Alcinoo re dei Feaci, e le sua ancelle, stanno giocando a palla sulla riva. Ulisse si fa avanti e Nausicaa lo conduce alla reggia del padre. In onore dell’ospite straniero si celebrano banchetti e danze e canti.

Secondo nucleo dell'Odissea: il racconto delle avventure di Ulisse

Il secondo comprende la parte più avvincente e ricca di avventure e comporta un salto indietro nel tempo: Ulisse, dopo il naufragio, viene ospitato dal re Alcinoo e racconta tutte le avventure di cui è stato protagonista nel corso di molti anni di peregrinazioni in mare.

Quando l’aedo Demodoco, durante i festeggiamenti in onore di Ulisse, rievoca alcuni episodi della guerra di Troia e in particolare l’inganno del cavallo, l’eroe greco piange in silenzio e rivela la sua identità. Su invito dei presenti inizia così a raccontare le sue avventure dopo la fine della guerra.

Approdato in Tracia nelle terre dei Ciconi, è costretto a fuggire, con tutti i suoi compagni, a causa della ferocia degli abitanti. Una furiosa tempesta li spinge poi nel paese dei Lotòfagi, i mangiatori di loto, un fiore che fa perdere la memoria. Tre compagni di Ulisse dimenticano in questo modo la patria e l’eroe, per costringerli al ritorno, li lega sulla nave.

Tra le esperienze più straordinarie vi è l’incontro con il ciclope Polifemo, un gigante con un occhio solo in mezzo alla fronte, che imprigiona Ulisse con un gruppetto di compagni e divora alcuni di essi. Grazie alla propria astuzia, Ulisse riesce ad accecare il ciclope e a trovare il sistema per fuggire dalla grotta.

Dalla terra dei ciclopi l’eroe raggiunge il regno del dio Eolo, che comanda i venti, da cui riceve in dono un otre che, tenendo imprigionati i venti contrari, può assicurare una tranquilla navigazione fino ad Itaca. Ma i compagni, quando già le navi sono in vista della patria, aprono l’otre credendo contenga tesori. I venti escono e scatenano una tempesta che spinge i naviganti sulle coste dei Lestrigoni, cannibali feroci che distruggono molte navi. Solo la nave di Ulisse sfugge al pericolo e raggiunge l’isola della maga Circe, che ha il potere di trasformare gli uomini in porci. Alcuni compagni cadono vittime di questo incantesimo, ma poi Ulisse, con l’aiuto del dio Ermes, riesce a restituire sembianze umane ai malcapitati.

Il nostro eroe giunge quindi nel tenebroso paese dei Cimmeri dove riesce ad evocare le ombre di alcuni defunti, tra cui l’indovino Tiresia che gli predice il ritorno in patria, ma anche la morte di tutti i compagni. Ulisse e suoi uomini devono affrontare ancora molte prove: l’incontro con le Sirene che con il loro canto inebriano i marinai, attirandoli sugli scogli dove poi moriranno; l’insidia di Scilla e Cariddi, due mostri che risucchiano le navi e le fanno inabissare. Infine sbarcano sull’isola del Sole, dove i compagni affamati uccidono alcuni buoi sacri al dio e questo si vendica colpendo con un fulmine la nave. Tutti muoiono, tranne Ulisse, che dopo terribili fatiche approda nell’isola Ogigia, dove vive la ninfa Calipso. Da lì, dopo molti anni, Ulisse riparte e raggiunge l’isola dei Feaci dove racconta ad Alcinoo tutte le sue avventure.

Terzo nucleo dell'Odissea: ritorno ad Itaca e vendetta contro i Proci

La terza parte comprende il ritorno in patria e la vendetta di Ulisse ai danni dei Proci, che avevano preso possesso della sua reggia approfittando della sua assenza. Ascoltata la narrazione, Alcinoo commosso, promette di far accompagnare Ulisse a Itaca. Lasciato dalla nave dei Feaci sulla spiaggia della sua isola, Ulisse, consigliato da Atena, si traveste da mendicante per non farsi riconoscere. Si reca da Eumeo, il fedele guardiano dei porci, che si lamenta della prepotenza dei Proci senza tuttavia riconoscere il suo signore. Telemaco, avvisato da Atena, giunge presso la capanna di Eumeo, abbraccia felice il padre e insieme preparano la vendetta. Ulisse ed Eumeo si recano alla reggia, dove il vecchio cane Argo riconosce il padrone, quindi muore sfinito per la vecchiaia. I Proci, quando vedono il mendicante, lo insultano; Penelope gli dà invece ospitalità e gli confida come sia riuscita a ingannare i pretendenti, promettendo che avrebbe sposato uno di loro dopo aver finito di tessere una lunga tela, che poi, di notte, disfaceva in segreto.  Durante la notte Ulisse e Telemaco preparano le armi. L’indomani la regina propone la gara con l’arco: sarà suo marito che riuscirà a tendere il pesante arco appartenuto a suo marito, e far passare la freccia attraverso gli anelli di dodici scuri infisse nel terreno. Nessuno dei Proci ci riesce; solo il falso mendicante lo fa, tra lo stupore generale. È il momento della verità e della vendetta: Ulisse fa strage dei nemici e di coloro che gli sono stati infedeli durante la sua assenza. Penelope è ancora incerta e vuole una prova prima di riconoscere il marito. Ulisse le ricorda allora come aveva costruito il letto nuziale e lei, commossa, lo abbraccia. All’alba, l’eroe va a trovare l’anziano padre che si era ritirato in campagna.

Il poema si conclude con Ulisse che si riconcilia con il suo popolo.

 

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