Oggi nel ventesimo secolo, non possiamo più parlare di una guerra fra nazioni. Ogni guerra, oramai, denota fortemente il suo aspetto civile, in quanti tutti gli uomini sono “cives”, ossia cittadini del villaggio globale. L’era della guerra di conquista è giunta alla sua inesorabile fine: non ha più alcun senso combattere per l’appropriazione di territori stranieri. L’etica della vittoria, l’etica trionfalistica celebrata dalla civiltà romana oggi ha perso la sua validità: “pax paritur bello”, la pace è partorita dalla guerra, è un concetto che ha fatto il suo tempo. Tutti i conflitti che hanno flagellato la nostra terra sono avvenuti a causa dell’ignoranza delle popolazioni e della natura prevaricatrice dell’uomo, che da sempre ha cercato di assoggettare i propri simili agendo unicamente per l’esaltazione della propria personalità e dei propri valori. In un certo qual modo la natura istintiva dell’uomo, la parte che più lo rende simile agli animali, ha spesso offuscato la parte razionale, consentendogli di compiere azioni terribilmente crudeli e violente. Le guerre hanno sempre e solo portato dolore e desolazione negli uomini, riuscendo a renderli ciechi davanti ai propri simili, davanti ai propri fratelli, davanti ai cittadini di uno stesso mondo. Gli ultimi decenni hanno mostrato come gran parte dell’umanità abbia edificato un’idea di popolazione del mondo, di fratellanza e di solidarietà fra tutte le etnie che popolano questo pianeta. Con l’avvento della globalizzazione queste idee sono andate divulgandosi sempre di più: tutto il mondo è paese, questo luogo comune, oggi, delinea una prospettiva di pace e di fratellanza tra le differenti razze e culture. Questa globalizzazione ci ha reso tutti cittadini del villaggio globale; perciò ogni guerra è, in ultima analisi, una guerra civile. Tutte le guerre, quindi, assumono una dimensione civile. Come sottolinea Cesare Pavese, ”il nemico è qualcuno”, il nemico è un essere umano come tutti noi, come i nostri amici, come i nostri compagni in tempo di guerra. È inconcepibile il fatto di dover combattere contro i nostri fratelli, i valori concepiti dalla civiltà del ventunesimo secolo lo proibiscono. Eppure ogni giorno i mezzi di comunicazione continuano a fornirci dati allarmanti riguardo i conflitti in atto in tutte le zone del globo e riguardo lo spaventoso numero di caduti. Sommando questi elementi ad un crescente numero di vittime del terrorismo, il quadro che si viene a delineare non risulta roseo, come, invece, dovrebbe essere. Purtroppo la fratellanza, la solidarietà e la pace sono degli ideali concepiti unicamente dalla popolazione dei paesi sviluppati, con qualche eccezione. Infatti, i paesi che non hanno ancora raggiunto un elevato stato sociale versano in gravi situazioni. Sono in queste zone del mondo che le guerre continuano ad imperversare. Dall’alto della nostra coscienza sociale, in quanto cittadini dei paesi più sviluppati, dobbiamo fare in modo che i nostri concittadini,meno fortunati, recepiscano alcune nazioni, fondamentali al fine di debellare quel morbo che da sempre ha colpito gli uomini, la guerra. Quest’ultima, infatti, avendo assunto, in ogni sua forma, i connotati di una guerra civile, non ha ragione di continuare ad esistere. Perciò l’umanità intera deve mettere da parte qualsiasi contrasto, ponendo le basi per un futuro migliore per i cittadini del mondo.
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