Veritati quidem si confidere volumus, omissis illis divinis consiliis, quibus saepe constituta est imperatorum sapientia salus civitatis aut belli aut domi, multo magnus orator praestat minutis imperatoribus. «At prodest plus imperator.» Quis negat? Sed tamen (non metuo ne mihi acclametis; est autem quod sentias dicendi libere locus) malo mihi L. Crassi unam pro Manio Curio dictionem quam castellanos triumphos duo. «At pluris interfuit rei publicae castellum capi Ligurum quam bene defendi causam Manii Curi.» Credo; sed Atheniensium quoque pluris interfuit firma tecta in domiciliis habere quam Minervae signum ex ebore pulcherrimum; tamen ego me Phidiam esse mallem quam vel optimum fabrum tignarium. Qua re non quantum quisque prosit, sed quanti quisque sit ponderandum est; praesertim cum pauci pingere egregie possint aut fingere, operarii autem aut baiuli deesse non possint.
Versione tradotta
Se vogliamo far affidamento sulla verità, tralasciate quelle divine ispirazioni per mezzo delle quali la salvezza dello Stato, in guerra o in pace, è stata spesso assicurata dalla saggezza dei generali, un valente oratore è di gran lunga superiore ai comuni generali. «Ma un generale giova di più». Chi lo nega? Tuttavia (non temo che mi riprendiate [acclametis: schiamazziate]; qui cè facoltà [lett. è il luogo] di dire liberamente ciò che si pensa [quod sentias: ciò che senti]), per conto mio (mihi), preferisco il solo discorso di Lucio Crasso in difesa di Manio Curio piuttosto che due trionfi per aver espugnato delle cittadelle (castellani triumphi). «Ma allo Stato è riuscito più utile (pluris interfuit) che sia stata presa una cittadella dei Liguri piuttosto che sia stata ben perorata la causa di Manio Curio». Ci credo; ma anche agli Ateniesi riuscì più utile avere tetti robusti sulle (loro) abitazioni piuttosto che la bellissima statua in avorio di Minerva; nondimeno preferirei essere Fidia piuttosto che il migliore dei falegnami (fabri tignarii). Per la qual cosa bisogna considerare non quanto uno (quisque) sia utile, ma quanto uno valga (quanti sit); soprattutto perché pochi sanno dipingere o scolpire in maniera egregia, mentre non possono mancare operai e facchini.
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