Orpheus poeta, lyrae sono fluviorum aquas refrenat silvas clivosque movet, feras beluas mitigat. Amat nuptam suam, teneram nympham Eurydicam, et magna laetitia vitam in Thracia degit. At Eurydicam veneno vipera necat. Tum Orpheus in inferna loca descendit et ad Proserpinam, regni Averni reginam, venit: amatam enim recuperare optat. Maesto lyrae sono Tartari umbras et Erebi deos vincit. Proserpina viro Orpheo imperia dat: «Puellam ad vivos reduces,at numquamin via ab inferis ad superorum auras oculos in nuptam tuam converte!» Iam Eurydica in terram venit, sed subita dementia Orpheus in nuptam oculos vertit. Repente feminae figura ex oculis abscedit. Puellam enim in inferos Proserpina in aeternum revocat. Ita poeta usque ad mortem summa maestitia vivit.
Versione tradotta
Il poeta Orfeo con il suono della lira ferma le acque dei fiumi, fa muovere le selve e i clivi, ammansisce le belve feroci. Ama sua moglie, la dolce ninfa Euridice, e con grande gioia trascorre la sua vita in Tracia. Ma una vipera uccide Euridice con il veleno. Allora Orfeo scende negli Inferi e si reca da Proserpina, regina del regno dell'Averno: infatti vuole riottenere l'amata. Con il triste suono della lira vince le ombre del Tartaro e gli dèi dell'Erebo. Proserpina dà all'uomo un ordine: "ricondurrai la fanciulla tra i vivi, ma mai rivolgi gli occhi verso la tua sposa durante il tragitto dagli inferi alla terra!". Ormai Euridice giunge sulla terra, ma con improvvisa stupidità Orfeo rivolge gli occhi verso la sposa. All'improvviso l'immagine della donna se ne va dalla vista. Infatti Proserpina richiama la fanciulla negli Inferi per l'eternità. Così il poeta vive con immensa tristezza fino alla morte.
- Letteratura Latina
- Lingua Magistra 1
- Versioni dai Libri di Esercizi