Come l’uccello, in
mezzo alle fronde amate (perché tra esse vi è il suo nido), dopo aver riposato presso il nido delle sue dolci creature durante
la notte che ci nasconde tutte le cose,
il quale, per poter vedere le care sembianze dei suoi nati e cercare il cibo con cui
nutrirli, ricerca nella quale gli sono gradite (anche) le più dure fatiche,
previene il sorgere dell’alba (fuori dal nido)
posato su un ramo scoperto, e attende con vivo desiderio l’apparire del sole, guardando fissamente solo se spunti l’
alba,
così Beatrice stava eretta e attenta, rivolta verso quella parte del cielo dove il sole sembra rallentare il suo
corso:
così che, vedendola assorta e ansiosa, il mio stato d’animo divenne uguale a quello di colui che desidera ciò che
ancora non ha, e acquieta il suo animo con la speranza (di poter ottenere l’oggetto del suo desiderio ).
Ma poco tempo
trascorse tra l’uno e l’altro momento, tra il momento dell’attesa, dico, e quello in cui vidi il cielo che si veniva sempre più
rischiarando.
E Beatrice disse: “Ecco le schiere delle le anime redente dal sacrificio di Cristo e tutto il frutto Mi
sembrava che il suo volto si illuminasse di un fulgore vivissimo, e i suoi occhi erano così pieni di letizia, che sono
costretto a procedere oltre senza parlarne.
Come nei pleniluni sereni la luna (Trivia: accanto a quelli di Ecate e di Diana,
è il nome solitamente usato nella mitologia per indicare la luna) splende in mezzo alle stelle che dipingono con le loro luci
il cielo in ogni sua parte,
così vidi sopra migliaia di anime luminose uno splendore abbagliante (Cristo), che con la sua
luce le accendeva tutte quante, come il nostro sole accende le stelle;
e attraverso l’intensa luce (che si irradiava)
traspariva la fulgidissima persona di Cristo tanto luminosa ai miei occhi, che essi non potevano sostenerla.
Oh Beatrice mia
dolce e amata guida! Ella mi disse: “Ciò che vince la tua facoltà visiva è una forza a cui nessun altra può resistere.
In
questa luce è Cristo, la sapienza e la potenza che aprì (agli uomini) la via per salire dalla terra al cielo, via che in
passato fu lungamente desiderata”.
Come la folgore si sprigiona dalla nube (in cui è rinchiusa) poiché si dilata in modo
tale da non potere più esservi contenuta, e contrariamente alla sua natura (che la porterebbe a salire ) precipita verso
terra,
così la mia mente, dilatatasi in mezzo a quei cibi spirituali, uscì di se stessa, e non è in grado di ricordare
quello che allora abbia fatto.
“Riapri gli occhi e guardami in tutto il mio splendore: tu hai veduto tali cose, che (ora)
sei dotato di forza sufficiente a sostenere la luce del mio sorriso”.
Io ero nella stessa condizione di colui che si
risveglia da una visione subito dimenticata e che invano si sforza di richiamarla alla memoria,
quando udii l’invito di
Beatrice, degno di tanta gratitudine (da parte mia), che non potrà mai cancellarsi dalla memoria, il libro che registra il
passato.
Se ora incominciassero a cantare tutti quei poeti che Polimnia (musa della poesia lirica) e le altre Muse sue
sorelle nutrirono in abbondanza con il loro latte dolcissimo (la poesia),
per aiutarmi, non si arriverebbe neppure a
descrivere la millesima parte del vero, tentando di cantare il santo sorriso di Beatrice e come esso fosse reso più luminoso
dalla divina presenza di Cristo;
e così, nel descrivere il paradiso, è necessario che il poema sacro passi oltre ( quelle
parti che non possono essere espresse con parole), come colui che trova il suo cammino tagliato da qualche ostacolo (e perciò è
costretto a saltare per poter continuare la sua strada).
Ma chi considerasse la difficoltà del tema e le deboli forze delle
spalle mortali che si caricano di esso, non potrebbe biasimare se queste spalle tremano sotto il suo peso.
Non è una rotta
che possa essere percorsa da una piccola barca quella che la mia ardita nave va seguendo, né adatta a nocchiero che vuole
risparmiare le proprie forze.
“Perché il mio volto ti attira a sé con tanta forza, che tu non ti volgi più a guardare le
schiere delle anime beate che sbocciano, come fiori, sotto i raggi della luce di Cristo?
In questo giardino si trova la
rosa(la Vergine Maria) nella quale il Verbo divino s’incarnò; qui sono i gigli ( gli apostoli ), sotto la cui guida gli uomini
intrapresero il cammino della vera fede”.
Così disse Beatrice; ed io, che ero completamente disposto a seguire i suoi
consigli, ritornai a mettere alla prova i miei deboli occhi (volgendoli di nuovo verso la figura di Cristo, che già li aveva
abbagliati; cfr. verso 33).
Come talvolta (sulla terra) i miei occhi, prima coperti d’ombra (perché il sole, velato dalle
nubi, non li feriva ), videro un prato fiorito illuminato improvvisamente da un raggio di sole che filtrava limpido attraverso
lo squarcio di una nube,
allo stesso modo vidi numerose schiere di anime splendenti, illuminate dall’alto da raggi fulgenti
(quelli di Cristo), senza che potessi scorgere la sorgente di questi raggi,
O divina potenza di Cristo, che imprimi il
sigillo della tua luce sui beati, ti sollevasti verso l’Empireo, per concedere ai miei occhi che non erano capaci di sostenere
il tuo fulgore la possibilità di vedere li (osservando le luci meno intense delle anime trionfanti),
Il nome della rosa, il
bel fiore che io sempre invoco nella mie preghiere al mattino e alla sera, fece concentrare ogni mia facoltà nello sforzo di
ravvisare (fra le luci dei beati, dopo che Cristo era asceso all’Empireo ) lo splendore più intenso (quello di Maria),
Non
appena l’intensità e la quantità della luce di Maria, che in cielo supera lo splendore dei beati, come in terra superò in virtù
ogni altra creatura, si riflessero nei miei occhi,
scese attraverso il cielo uno splendore di forma circolare simile a una
corona, e cinse la luce di Maria girandole intorno.
Qualunque melodia che sulla terra risuoni più dolcemente e avvinca a sé
con più forza l’animo (degli ascoltatori), sembrerebbe un fragore di tuono,
a paragone del canto di Gabriele, che faceva
corona alla Vergine, la gemma più preziosa di cui si adorna il cielo più luminoso (l’Empireo).
“Io sono un angelo ardente
d’amore che corono, girandovi intorno, la beatitudine che emana dal grembo che fu dimora di Cristo, supremo desiderio degli
angeli e degli uomini;
e continuerò a girare, o signora (donna: dal latino domina, “padrona”) del cielo, fino a che
seguirai tuo figlio (già asceso all’Empireo), e renderai più splendente il cielo più alto per il fatto che tu vi ritorni”.
Così si chiudeva il canto dell’angelo che girava intorno alla Vergine, e tutti gli altri beati facevano eco ripetendo i}
nome di Maria.
Il nono cielo, che avvolge come in un regale mantello le altre sfere che ruotano intorno alla terra, e che
più arde di desiderio e che più riceve vita dallo spirito e dalle leggi di Dio,
aveva la sua faccia interna tanto distante
dal luogo in cui noi eravamo, che il suo aspetto da dove mi trovavo, non era ancora visibile:
e perciò (a causa di questa
distanza) i miei occhi non poterono seguire la luce di Maria incoronata da (Gabriele, che si innalzò (verso l’Empireo) seguendo
il figlio.
E come il bambino che, dopo aver preso il latte, tende le braccia verso la mamma, per l’amore che si manifesta
anche negli atteggiamenti esteriori,
così ciascuna di quelle anime fulgenti si protese verso l’alto con la sua luce,
dimostrandomi chiaramente il profondo affetto che nutrivano per Maria.
Poi rimasero lì al mio cospetto, cantando “Regina
del cielo” con tanta dolcezza, che mai scomparve dal mio animo il senso di gioia che provai (ascoltando quell’inno).
Oh
quanta è l’abbondanza di beatitudine che si raccoglie in quelle anime simili ad arche ricchissime di frumento, che quaggiù nel
mondo furono buone seminatrici!
In paradiso si vive e si gode dei meriti che l’uomo ha acquistato con le sofferenze e con il
disprezzo delle ricchezze durante l’esilio terreno.
In paradiso, accanto a Cristo e ai santi dell’Antico e del Nuovo
Testamento, trionfa della vittoria (riportata sul male e sulle tentazioni del mondo)
San Pietro, colui che custodisce 1e
chiavi del paradiso.
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