Paragrafo 21
Sub idem tempus Calpurniam L. Pisonis filiam successuri sibi in consulatu duxit uxorem suamque Iuliam Gnaeo Pompeio conlocauit repudiato priore sponso Seruilio Caepione cuius uel praecipua opera paulo ante Bibulum inpugnauerat. ac post nouam adfinitatem Pompeium primum rogare sententiam coepit cum Crassum soleret essetque consuetudo ut quem ordinem interrogandi sententias consul Kal. Ianuariis instituisset eum toto anno conseruaret.
Paragrafo 22
Socero igitur generoque suffragantibus ex omni prouinciarum copia Gallias potissimum elegit + cuius emolumento et oportunitate idonea sit materia triumphorum +. et initio quidem Galliam Cisalpinam Illyrico adiecto lege Vatinia accepit; mox per senatum Comatam quoque ueritis patribus ne si ipsi negassent populus et hanc daret. quo gaudio elatus non temperauit quin paucos post dies frequenti curia iactaret inuitis et gementibus aduersaris adeptum se quae concupisset proinde ex eo insultaturum omnium capitibus; ac negante quodam per contumeliam facile hoc ulli feminae fore responderit quasi adludens: in Suria quoque regnasse Sameramin magnamque Asiae partem Amazonas tenuisse quondam.
Paragrafo 23
Functus consulatu Gaio Memmio Lucioque Domitio praetoribus de superioris anni actis referentibus cognitionem senatui detulit; nec illo suscipiente triduoque per inritas altercationes absumpto in prouinciam abiit. et statim quaestor eius in praeiudicium aliquot criminibus arreptus est. mox et ipse a Lucio Antistio tr. pl. postulatus appellato demum collegio optinuit cum rei publicae causa abesset reus ne fieret. ad securitatem ergo posteri temporis in magno negotio habuit obligare semper annuos magistratus et e petitoribus non alios adiuuare aut ad honorem pati peruenire quam qui sibi recepissent propugnaturos absentiam suam; cuius pacti non dubitauit a quibusdam ius iurandum atque etiam syngrapham exigere.
Paragrafo 24
Sed cum Lucius Domitius consulatus candidatus palam minaretur consulem se effecturum quod praetor nequisset adempturumque ei exercitus Crassum Pompeiumque in urbem prouinciae suae Lucam extractos conpulit ut detrudendi Domitii causa consulatum alterum peterent perfecitque [per] utrumque ut in quinquennium sibi imperium prorogaretur. qua fiducia ad legiones quas a re publica acceperat alias priuato sumptu addidit unam etiam ex Transalpinis conscriptam uocabulo quoque Gallico + Alauda enim appellabatur + quam disciplina cultuque Romano institutam et ornatam postea uniuersam ciuitate donauit. nec deinde ulla belli occasione [ne] iniusti quidem ac periculosi abstinuit tam foederatis quam infestis ac feris gentibus ultro lacessitis adeo ut senatus quondam legatos ad explorandum statum Galliarum mittendos decreuerit ac nonnulli dedendum eum hostibus censuerint. sed prospere [de]cedentibus rebus et saepius et plurium quam quisquam umquam dierum supplicationes impetrauit.
Paragrafo 25
Gessit autem nouem annis quibus in imperio fuit haec fere. Omnem Galliam quae saltu Pyrenaeo Alpibusque et monte Cebenna fluminibus Rheno ac Rhodano continetur patetque circuitu ad bis et tricies centum milia passuum praeter socias ac bene meritas ciuitates in prouinciae formam redegit eique [CCCC] in singulos annos stipendii nomine inposuit. Germanos qui trans Rhenum incolunt primus Romanorum ponte fabricato adgressus maximis adfecit cladibus; adgressus est et Britannos ignotos antea superatisque pecunias et obsides imperauit; per tot successus ter nec amplius aduersum casum expertus: in Britannia classe ui tempestatis prope absumpta et in Gallia ad Gergouiam legione fusa et in Germanorum finibus Titurio et Aurunculeio legatis per insidias caesis.
Versione tradotta
Nello stesso periodo sposò Calpurnia, figlia di Lucio Pisone, che gli sarebbe succeduto nel consolato, e diede in moglie a Gneo Pompeo la propria figlia Giulia, dopo averla fatta divorziare dal precedente marito Servilio Cepione, con l'aiuto del quale, poco prima, aveva combattuto contro Bibulo. Dopo questa nuova parentela, cominciò a chiedere per prima cosa il parere di Pompeo, anziché quello di Crasso, come era solito fare, sebbene fosse tradizione che il console, durante tutto l'anno, conservasse lordine, che aveva introdotto al primo di gennaio, in base al quale chiedeva i pareri.
Dunque, con l'appoggio del suocero e del genero, fra le tante province, scelse le Gallie, pensando che vi avrebbe trovato non poche risorse e opportunità favorevoli per riportarvi trionfi+. Tuttavia all'inizio gli fu assegnata soltanto la Gallia Cisalpina con l'aggiunta dell'Illirico, in base alla legge Vatinia; ben presto, però, il Senato vi unì anche la Transalpina, giacché i senatori temevano che, se gliel'avessero negata, il popolo gliela avrebbe concessa. Inorgoglito dalla gioia, Cesare non si trattenne dal vantarsi, pochi giorni più tardi, davanti a numerosi senatori, di aver ottenuto quello che desiderava, nonostante le opposizioni e le lamentele dei suoi avversari, e che ormai da quel momento in poi avrebbe potuto prendersi gioco di tutti. E quando un senatore, allo scopo di offenderlo, dichiarò che ciò non sarebbe stato facile per una donna, Cesare, con l'aria di stare allo scherzo, rispose che anche Semiramide aveva regnato in Siria e che le Amazzoni avevano dominato su gran parte dell'Asia.
Dopo aver esercitato il consolato, quando i pretori Gaio Memmio e Lucio Domizio presentarono una relazione sui fatti dell'anno precedente, Cesare conferì al Senato l'istruzione dell'affare, ma poiché il Senato non se ne occupava, e tre giorni erano stati perduti in varie discussioni, partì per la Provincia. Subito il suo questore fu trascinato in giudizio sotto varie imputazioni, in vista di un'inchiesta pregiudiziale. Ben presto citato anche lui da Lucio Antistio, tribuno della plebe, appellatosi alla fine al collegio dei tribuni, ottenne di non essere accusato, dal momento che era assente per servizio di Stato. Così, per garantirsi la propria sicurezza futura, si diede molto da fare per legare a sé ogni anno i vari magistrati in carica e sostenere o lasciar giungere alle cariche pubbliche soltanto quei candidati che si fossero impegnati a difenderlo in sua assenza; di tale accordo non esitò a pretendere da alcuni un giuramento e perfino una dichiarazione scritta.
Ma quando Lucio Domizio, candidato al consolato, lo minacciò pubblicamente di realizzare come console ciò che non aveva potuto fare come pretore e di togliergli il comando delle truppe, Cesare costrinse Crasso e Pompeo, che aveva convocato a Lucca, città della sua provincia, a candidarsi ad un altro consolato, al fine di ostacolare Domizio, e fece in modo, con l'appoggio di entrambi, di ottenere la proroga del suo comando per un altro quinquennio. Con tale ardimento, alle legioni che aveva ricevuto dallo Stato, a proprie spese, ne aggiunse altre. Una di queste fu reclutata anche fra i Galli Transalpini + era chiamata infatti con nome gallico (quello di Alauda)+ e fu addestrata secondo la disciplina e la tradizione romana; più tardi concesse a tutta la legione il diritto di cittadinanza. In seguito non evitò alcuna occasione di guerra, anche ingiusta e rischiosa, e di recar danno sia agli alleati, sia alle popolazioni nemiche e selvagge, apertamente provocate, al punto che il Senato, una buona volta, decise di inviare alcuni commissari per indagare sulla situazione delle Gallie e alcuni senatori proposero che dovesse essere consegnato ai nemici. Tuttavia, poiché tutte le sue imprese avevano successo, egli ottenne pubblici ringraziamenti più spesso e più a lungo di qualunque altro generale.
Realizzò in sintesi queste imprese durante i nove anni in cui fu al comando. Tranne le città alleate e quelle che avevano acquisito meriti davanti a Roma, ridusse alla condizione di provincia tutta la Gallia compresa tra le catene dei Pirenei, delle Alpi e delle Cevenne e i fiumi Reno e Rodano, che si estende per tre milioni e duecentomila passi e vi impose un tributo annuo di quaranta milioni di sesterzi. Primo fra i Romani, aggredì i Germani, che abitavano oltre il Reno, dopo aver costruito un ponte sul fiume, e inflisse loro gravi sconfitte. Mosse anche contro i Britanni, fino ad allora sconosciuti, e dopo averli battuti li costrinse a consegnare ostaggi e a versare tributi. In mezzo a tanti successi si trovò in difficoltà non più di tre volte: in Britannia la sua flotta fu quasi interamente distrutta da una tempesta; in Gallia, sotto le mura di Gergovia, una sua legione fu dispersa; infine nel territorio dei Germani i suoi luogotenenti Titurio e Arunculeio furono uccisi nel mezzo di un'imboscata.
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- Divus Iulius di Svetonio
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