Divus Iulius, Paragrafi da 41 a 45 - Studentville

Divus Iulius, Paragrafi da 41 a 45

Paragrafo 41
Senatum suppleuit patricios adlegit praetorum aedilium quaestorum minorum etiam magistratuum numerum ampliauit; nudatos opere censorio aut sententia iudicum de ambitu condemnatos restituit. comitia cum populo partitus est ut exceptis consulatus conpetitoribus de cetero numero candidatorum pro parte dimidia quos populus uellet pronuntiarentur pro parte altera quos ipse dedisset. et edebat per libellos circum tribum missos scriptura breui: ‘Caesar dictator illi tribui. commendo uobis illum et illum ut uestro suffragio suam dignitatem teneant.’ admisit ad honores et proscriptorum liberos. iudicia ad duo genera iudicum redegit equestris ordinis ac senatorii; tribunos aerarios quod erat tertium sustulit. Recensum populi nec more nec loco solito sed uicatim per dominos insularum egit atque ex uiginti trecentisque milibus accipientium frumentum e publico ad centum quinquaginta retraxit; ac ne qui noui coetus recensionis causa moueri quandoque possent instituit quotannis in demortuorum locum ex iis qui recensi non essent subsortitio a praetore fieret.

Paragrafo 42
Octoginta autem ciuium milibus in transmarinas colonias distributis ut exhaustae quoque urbis frequentia suppeteret sanxit ne quis ciuis maior annis uiginti minorue + decem + qui sacramento non teneretur plus triennio continuo Italia abesset neu qui senatoris filius nisi contubernalis aut comes magistratus peregre proficisceretur; neue ii qui pecuariam facerent minus tertia parte puberum ingenuorum inter pastores haberent. omnisque medicinam Romae professos et liberalium artium doctores quo libentius et ipsi urbem incolerent et ceteri adpeterent ciuitate donauit. de pecuniis mutuis disiecta nouarum tabularum expectatione quae crebro mouebatur decreuit tandem ut debitores creditoribus satis facerent per aestimationem possessionum quanti quasque ante ciuile bellum comparassent deducto summae aeris alieni si quid usurae nomine numeratum aut perscriptum fuisset; qua condicione quarta pars fere crediti deperibat. cuncta collegia praeter antiquitus constituta distraxit. poenas facinorum auxit; et cum locupletes eo facilius scelere se obligarent quod integris patrimoniis exulabant parricidas ut Cicero scribit bonis omnibus reliquos dimidia parte multauit.

Paragrafo 43
Ius laboriosissime ac seuerissime dixit. repetundarum conuictos etiam ordine senatorio mouit. diremit nuptias praetorii uiri qui digressam a marito post biduum statim duxerat quamuis sine probri suspicione. peregrinarum mercium portoria instituit. lecticarum usum item conchyliatae uestis et margaritarum nisi certis personis et aetatibus perque certos dies ademit. legem praecipue sumptuariam exercuit dispositis circa macellum custodibus qui obsonia contra uetitum retinerent deportarentque ad se submissis nonnumquam lictoribus atque militibus qui si qua custodes fefellissent iam adposita e triclinio auferrent.

Paragrafo 44
Nam de ornanda instruendaque urbe item de tuendo ampliandoque imperio plura ac maiora in dies destinabat: in primis Martis templum quantum nusquam esset extruere repleto et conplanato lacu in quo naumachiae spectaculum ediderat theatrumque summae magnitudinis Tarpeio monti accubans; ius ciuile ad certum modum redigere atque ex immensa diffusaque legum copia optima quaeque et necessaria in paucissimos conferre libros; bibliothecas Graecas Latinasque quas maximas posset publicare data Marco Varroni cura comparandarum ac digerendarum; siccare Pomptinas paludes; emittere Fucinum lacum; uiam munire a mari Supero per Appennini dorsum ad Tiberim usque; perfodere Isthmum; Dacos qui se in Pontum et Thraciam effuderant coercere; mox Parthis inferre bellum per Armeniam minorem nec nisi ante expertos adgredi proelio. Talia agentem atque meditantem mors praeuenit. de qua prius quam dicam ea quae ad formam et habitum et cultum et mores nec minus quae ad ciuilia et bellica eius studia pertineant non alienum erit summatim exponere.

Paragrafo 45
Fuisse traditur excelsa statura colore candido teretibus membris ore paulo pleniore nigris uegetisque oculis ualitudine prospera nisi quod tempore extremo repente animo linqui atque etiam per somnum exterreri solebat. comitiali quoque morbo bis inter res agendas correptus est. circa corporis curam morosior ut non solum tonderetur diligenter ac raderetur sed uelleretur etiam ut quidam exprobrauerunt caluitii uero deformitatem iniquissime ferret saepe obtrectatorum iocis obnoxiam expertus. ideoque et deficientem capillum reuocare a uertice adsueuerat et ex omnibus decretis sibi a senatu populoque honoribus non aliud aut recepit aut usurpauit libentius quam ius laureae coronae perpetuo gestandae. Etiam cultu notabilem ferunt: usum enim lato clauo ad manus fimbriato nec umquam aliter quam [ut] super eum cingeretur et quidem fluxiore cinctura; unde emanasse Sullae dictum optimates saepius admonentis ut male praecinctum puerum cauerent.

Versione tradotta

Paragrafo 41
Completò il Senato, elesse nuovi patrizi, aumentò il numero dei pretori, degli edili, dei questori e anche dei magistrati minori, reintegrò i cittadini privati delle loro prerogative a causa dell’intervento del censore o condannati per broglio da una sentenza dei giudici. Divise con il popolo il diritto di eleggere i magistrati, in modo che, eccetto per gli aspiranti al consolato, del restante numero di candidati, fossero proclamati una metà degli eletti tra i candidati che il popolo voleva e l'altra metà tra quelli che egli stesso aveva designato. E lui designava i suoi candidati per mezzo di circolari, rivolte ai tribuni, con questa breve formula: «Io dittatore Cesare ho designato il tale. Vi raccomando il tale e il tal altro, affinché con il vostro voto abbiano la propria carica.» Ammise alle cariche anche i figli dei proscritti. Ridusse i processi a due categorie di giudici: quelli dell'ordine equestre e quelli dell'ordine senatorio; eliminò la terza, quella dei tribuni del tesoro. Fece il censimento della popolazione, non nel modo e nel luogo consueto, ma in ogni quartiere, per mezzo dei proprietari degli stabili, e ridusse a centocinquantamila i trecentoventimila plebei che ricevevano frumento dallo Stato. Infine, affinché in occasione del censimento non potessero sorgere alcune sommosse in futuro, stabilì che ogni anno, per sostituire coloro che erano morti, il pretore estraesse a sorte tra i plebei quelli che non erano stati iscritti.

Paragrafo 42
Dopo aver distribuito nelle colonie d'oltremare ottantamila cittadini, per procurare nello stesso tempo alla capitale, così rimaneggiata, una popolazione sufficiente, vietò ad ogni cittadino maggiore di vent'anni e minore +di sessanta+, a meno che fosse occupato dal servizio militare, di stare lontano dall'Italia per più di tre anni consecutivi; proibì ai figli dei senatori di partire per l'estero, se non come membri dello stato maggiore o accompagnatori di un magistrato; volle infine che gli allevatori di bestiame avessero tra i loro pastori almeno un terzo di giovani di condizione libera. A tutti coloro che esercitavano la medicina o insegnavano le arti liberali in Roma concesse la cittadinanza, affinché più volentieri essi stessi si stabilissero in città e altri desiderassero farlo. Quanto ai debiti, abbandonata le speranza di abolizione, che di frequente si diffondeva, decretò che i debitori si accordassero con i creditori, per mezzo della stima delle loro proprietà, al prezzo al quale avevano acquistato ciascuna prima della guerra civile, dopo aver dedotto dalla cifra dei loro debiti ciò che avevano pagato a titolo di interesse, sia in argento, sia in valori; grazie a queste disposizioni, quasi un quarto del credito veniva cancellato. Fece sciogliere tutte le associazioni, tranne quelle più antiche. Aumentò le sanzioni contro i crimini, e poiché i ricchi tanto più facilmente si rendevano colpevoli giacché se ne andavano in esilio mantenendo i patrimoni integri, fece spogliare i parricidi di tutti i loro beni, come scrive Cicerone, e i colpevoli di altri delitti della metà dei loro beni.

Paragrafo 43
Amministrò la giustizia con il massimo impegno e con la massima severità. Arrivò perfino ad espellere dall'ordine dei senatori i magistrati colpevoli di concussione. Annullò le nozze di un anziano pretore che subito aveva sposato una donna separata dal marito solo da due giorni, sebbene senza sospetto di adulterio. Stabilì diritti di importazione sulle merci straniere. Consentì l'uso delle lettighe, e così pure delle vesti di porpora e delle perle, solo a determinate persone, ad una certa età e durante determinati giorni. Fece applicare particolarmente la legge suntuaria (concernente le spese), dopo aver collocato delle guardie intorno al mercato con l'incarico di scoprire le derrate proibite, fargli rapporto, dopo aver inviato a sorpresa talvolta littori e soldati affinché requisissero le merci dalle sale da pranzo, dove già erano state sistemate, nel caso in cui fossero sfuggite alle guardie.

Paragrafo 44
Infatti, riguardo all'abbellimento e all'arricchimento della Città di Roma, come anche alla protezione e all'ingrandimento dell'Impero, riservava ogni giorno più numerosi e vasti progetti: innanzitutto intendeva costruire un tempio di Marte, il più grande del mondo, dopo aver riempito e spianato il bacino in cui era stata allestita la battaglia navale, e di realizzare un teatro di enormi dimensioni addossato alla rupe Tarpea; di ridurre il diritto civile a un determinato limite e di raggruppare in un piccolo numero di libri, scegliendolo dall'enorme massa di leggi sparse, ciò che vi era di migliore e di indispensabile; di pubblicare biblioteche greche e latine, le più grandi possibili, dopo aver affidato a M. Varrone l'incarico di procurare e catalogare i libri. Aveva intenzione di prosciugare le paludi pontine; di aprire uno sbocco al lago Fucino; di costruire una strada dall'Adriatico fino al Tevere, attraverso la dorsale dell'Appennino; di tagliare l'istmo di Corinto; di contenere i Daci che si erano riversati nella Tracia e nel Ponto; di portare guerra ai Parti subito dopo, passando per l'Armenia minore, ma di non provocarli a battaglia, se non dopo aver sperimentato le loro forze. Mentre svolgeva e progettava queste attività, lo sorprese la morte. Ma prima di parlare di essa, non sarà fuori luogo esporre per sommi capi tutto ciò che riguarda la sua persona, il suo carattere, il suo tenore di vita, le sue abitudini, e inoltre i suoi interessi civili e militari.

Paragrafo 45
Si tramanda che fosse di alta statura, di carnagione bianca, ben fatto di membra, di viso un po’ troppo pieno, di occhi neri e vivaci, di fibra robusta, anche se ultimamente di solito sveniva all’improvviso e inoltre era terrorizzato da incubi durante il sonno.
Fu anche colto, mentre svolgeva le proprie attività, due volte da epilessia. Era alquanto ricercato nella cura del corpo, al punto che non solo si faceva tagliare i capelli e si faceva radere con meticolosità, ma si faceva anche depilare, tanto che alcuni lo rimproveravano per questo; non sopportava affatto l'idea di essere calvo, soprattutto perché spesso si era accorto che la calvizie era causa delle derisioni dei suoi denigratori. Per questo si era abituato a riportare in avanti gli scarsi capelli dalla sommità della testa e, tra tutti gli onori decretati dal Senato e dal popolo, nessuno ne preferì o accettò più volentieri del diritto di tenere perennemente sul capo la corona di lauro. Dicono anche che fosse elegante nell’abbigliamento: infatti indossava un laticlavio guarnito di frange che arrivavano fino alle mani e sempre su di esso portava la cintura, per altro allentata: da qui ebbe origine la battuta di Silla che piuttosto spesso esortava gli ottimati a «fare attenzione a quel ragazzo che portava male la cintura».

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