Si quis iudices forte nunc adsit ignarus legum iudiciorum consuetudinis nostrae miretur profecto quae sit tanta atrocitas huiusce causae quod diebus festis ludisque publicis omnibus forensibus negotiis intermissis unum hoc iudicium exerceatur nec dubitet quin tanti facinoris reus arguatur ut eo neglecto civitas stare non possit; idem cum audiat esse legem quae de seditiosis consceleratisque civibus qui armati senatum obsederint magistratibus vim attulerint rem publicam oppugnarint cotidie quaeri iubeat: legem non improbet crimen quod versetur in iudicio requirat; cum audiat nullum facinus nullam audaciam nullam vim in iudicium vocari sed adulescentem illustri ingenio industria gratia accusari ab eius filio quem ipse in iudicium et vocet et vocarit oppugnari autem opibus meretriciis: [Atratini] illius pietatem non reprehendat muliebrem libidinem comprimendam putet vos laboriosos existimet quibus otiosis ne in communi quidem otio liceat esse.
Versione tradotta
Se per un caso, o giudici, si presentasse qui un cittadino, del tutto ignaro delle leggi, della procedura, dei nostri usi, si chiederebbe sorpreso perché mai questo processo sia di una gravità tale, che in un giorno di festa e di pubblici giochi, quando ogni altra attività forense è sospesa, unico venga qui celebrato; e non avrebbe dubbio che si stia processando il colpevole di un delitto di tal fatta che, se trascurato, la città non rimarrebbe più in piedi. Quando poi venisse a conoscere, che c'è una legge che impone si debba procedere in qualsiasi giorno contro i cittadini sediziosi e facinorosi, che armati abbiano stretto d'assedio il Senato, fatto violenza ai magistrati, attentato allo Stato, non disapproverebbe certamente una tale legge, ma vorrebbe sapere di quale di questi delitti si tratti qui. E quando sapesse che non si tratta né di un attentato, né di un colpo di mano o di una violenza qualsiasi, ma bensì di un giovane noto per il brillante ingegno, per operosità, per simpatia, accusato dal figlio di colui che per ben due volte egli citò in giudizio, attaccato grazie ai mezzi di una prostituta, egli non condannerà certamente la filiale devozione di lui, ma chiederà che sia represso quel vergognoso capriccio di una donna; e vi giudicherà vittime di un esagerato zelo di lavoro, che non vi concede neppure quel riposo di cui tutti godono.
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone