Sic Eumenes callidum imperatorem vicit consilio celeritatemque impedivit eius neque
tamen multum profecit. Nam invidia ducum cum quibus erat perfidiaque Macedonum veteranorum cum superior proelio discessisset
Antigono est deditus cum exercitus ei ter ante separatis temporibus iurasset se eum defensuram neque umquam deserturum. Sed
tanta fuit nonnullorum virtutis obtrectatio ut fidem amittere mallent quam eum non perdere. Atque hunc Antigonus cum ei
fuisset infestissimus conservasset si per suos esset licitum quod ab nullo se plus adiuvari posse intellegebat in iis rebus
quas impendere iam apparebat omnibus. Imminebant enim Seleucus Lysimachus Ptolemaeus opibus iam valentes cum quibus ei de
summis rebus erat dimicandum. Sed non passi sunt ii qui circa erant quod videbant Eumene recepto omnis prae illo parvi
futuros. Ipse autem Antigonus adeo erat incensus ut nisi magna spe maximarum rerum leniri non posset.
Versione tradotta
Così Eumene vinse in accortezza quel comandante astuto e
frenò la sua rapida marcia, ma tuttavia non ne trasse un grande vantaggio. Infatti per l'ostilità dei comandanti che erano
con lui e per il tradimento dei veterani macedoni, pur essendo uscito vincitore dalla battaglia, fu consegnato ad Antigono,
sebbene l'esercito in precedenza per ben tre volte in circostanze diverse gli avesse giurato che lo avrebbe difeso e non lo
avrebbe mai abbandonato. Ma tanto grande fu l'invidia di alcuni per i suoi meriti, che preferirono venir meno al giuramento
pur di mandarlo in rovina. Ed Antigono, che pur gli era stato acerrimo nemico, gli avrebbe salvato la vita, se gli fosse stato
permesso dai suoi, perché capiva che nessuno poteva essergli di maggior aiuto in quelle vicende che già, come era chiaro a
tutti, sovrastavano: incombevano infatti minacciosi Selèuco, Lisímaco, Tolomèo, già potenti, coi quali doveva scontrarsi per la
supremazia. Ma non lo permisero quelli che stavano intorno a lui, perché vedevano che, una volta accolto Eumene, di fronte a
lui tutti avrebbero contato ben poco. D'altronde lo stesso Antigono era così adirato, che non poteva placarsi, se non con una
grande speranza di grandissimi vantaggi
- Letteratura Latina
- De viris illustribus (Eumenes) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote
- De viris illustribus