Inter haec morte praeventus est maiore hominum damno quam suo. Spectaculis absolutis in quorum
fine populo coram ubertim fleverat Sabinos petiit aliquanto tristior quod sacrificanti hostia aufugerat quodque tempestate
serena tonuerat. Deinde ad primam statim mansionem febrim nactus cum inde lectica transferretur suspexisse dicitur dimotis
plagulis caelum multumque conquestus eripi sibi vitam immerenti; neque enim exstare ullum suum factum paenitendum excepto dum
taxat uno. Id quale fuerit neque ipse tunc prodidit neque cuiquam facile succurrat. Quidam opinantur consuetudinem recordatum
quam cum fratris uxore habuerit; sed nullam habuisse persancte Domitia iurabat: haud negatura si qua omnino fuisset immo etiam
gloriatura quod illi promptissimum erat in omnibus probris.
Versione tradotta
Tra queste
occupazioni fu raggiunto morte, con maggiore danno per gli uomini che per lui. Condotti al termine alcuni spettacoli, alla fine
dei quali aveva pianto molto in presenza del popolo, egli partì per il paese dei Sabini ancora più triste perché la vittima gli
era scappata, proprio mentre stava per sacrificarla, ed aveva tuonato a ciel sereno. Più tardi, colpito dalla febbre durante la
prima tappa, mentre da lì era trasportato in lettiga, si dice che, mosse le tendine, abbia guardato al cielo e si sia lamentato
con amarezza perché veniva tolta la vita ad un innocente: infatti non si pentiva di nessuno dei suoi atti, ad eccezione di uno
solo». Quale fosse questo atto egli non lo rivelò ed a nessuno potrebbe facilmente venire in mente. Alcuni pensano che
alludesse alle relazioni intrattenute con la moglie di suo fratello, ma Domizia giurava solennemente di non averne avuta
nessuna; ora, se fra loro ci fosse stato qualcosa, non lavrebbe negata e se ne sarebbe perfino vantata, cosa facile per lei in
tutte le sue sregolatezze.
- Letteratura Latina
- Vita dei Cesari (Titus) di Svetonio
- Svetonio
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