Hic tamen tam callidus vir
extremo tempore captus est Mithridatis Ariobarzanis filii dolo. Namque is pollicitus est regi se eum interfecturum si ei rex
permitteret ut quodcumque vellet liceret impune facere fidemque de ea re more Persarum dextra dedisset. Hanc ut accepit a rege
missam copias parat et absens amicitiam cum Datame facit; regis provincias vexat castella expugnat magnas praedas capit quarum
partim suis dispertit partim ad Datamen mittit; pari modo complura castella ei tradit. Haec diu faciendo persuasit homini se
infinitum adversus regem suscepisse bellum cum nihilo magis ne quam suspicionem illi praeberet insidiarum neque colloquium eius
petivit neque in conspectum venire studuit. Sic absens amicitiam gerebat ut non beneficiis mutuis sed communi odio quod erga
regem susceperant contineri viderentur.
Versione tradotta
Eppure quest'uomo tanto astuto
alla fine cadde vittima dell'inganno di Mitridate, figlio di Ariobarzane. Infatti questi promise al re che avrebbe ucciso
Datáme se il re gli concedesse di poter fare impunemente tutto ciò che volesse e gliene avesse data la garanzia, secondo il
costume dei Persiani, con la stretta di mano. Come ebbe tale promessa inviatagli dal re, prepara le truppe e da lontano
stringe amicizia con Datáme: devasta le province del re, espugna fortezze, fa grandi prede, di cui una parte distribuisce ai
suoi uomini, una parte invia a Datáme: allo stesso modo gli consegna parecchie fortezze. Agendo per molto tempo così, convinse
l'uomo di aver intrapreso una guerra ad oltranza contro il re; senza però, per non destare in lui sospetti, che per questo gli
chiedesse un colloquio o cercasse di venire al suo cospetto. Gestiva questa amicizia da lontano in modo tale che sembrassero
legati non da scambievoli favori, ma dall'odio comune che avevano concepito contro il re.
- Letteratura Latina
- Datames di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote