Datames, Paragrafo 10 - Studentville

Datames, Paragrafo 10

Hic tamen tam callidus vir

extremo tempore captus est Mithridatis Ariobarzanis filii dolo. Namque is pollicitus est regi se eum interfecturum si ei rex

permitteret ut quodcumque vellet liceret impune facere fidemque de ea re more Persarum dextra dedisset. Hanc ut accepit a rege

missam copias parat et absens amicitiam cum Datame facit; regis provincias vexat castella expugnat magnas praedas capit quarum

partim suis dispertit partim ad Datamen mittit; pari modo complura castella ei tradit. Haec diu faciendo persuasit homini se

infinitum adversus regem suscepisse bellum cum nihilo magis ne quam suspicionem illi praeberet insidiarum neque colloquium eius

petivit neque in conspectum venire studuit. Sic absens amicitiam gerebat ut non beneficiis mutuis sed communi odio quod erga

regem susceperant contineri viderentur.

Versione tradotta

Eppure quest'uomo tanto astuto

alla fine cadde vittima dell'inganno di Mitridate, figlio di Ariobarzane. Infatti questi promise al re che avrebbe ucciso

Datáme se il re gli concedesse di poter fare impunemente tutto ciò che volesse e gliene avesse data la garanzia, secondo il

costume dei Persiani, con la stretta di mano. Come ebbe tale promessa inviatagli dal re, prepara le truppe e da lontano

stringe amicizia con Datáme: devasta le province del re, espugna fortezze, fa grandi prede, di cui una parte distribuisce ai

suoi uomini, una parte invia a Datáme: allo stesso modo gli consegna parecchie fortezze. Agendo per molto tempo così, convinse

l'uomo di aver intrapreso una guerra ad oltranza contro il re; senza però, per non destare in lui sospetti, che per questo gli

chiedesse un colloquio o cercasse di venire al suo cospetto. Gestiva questa amicizia da lontano in modo tale che sembrassero

legati non da scambievoli favori, ma dall'odio comune che avevano concepito contro il re.

  • Letteratura Latina
  • Datames di Cornelio Nepote
  • Cornelio Nepote

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