Bellum Iugurthinum, Paragrafo 100 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 100

Dein Marius uti coeperat in hiberna pergit: nam propter

commeatum in oppidis maritimis agere decreverat; neque tamen victoria socors aut insolens factus sed pariter atque in conspectu

hostium quadrato agmine incedere. Sulla cum equitatu apud dextimos in sinistra parte [A.] Manlius cum funditoribus et

sagittariis praeterea cohortis Ligurum curabat. Primos et extremos cum expeditis manipulis tribunos locauerat. Perfugae minime

cari et regionum scientissimi hostium iter explorabant. Simul consul quasi nullo imposito omnia prouidere apud omnis adesse

laudare et increpare merentis. Ipse armatus intentusque item milites cogebat. Neque secus atque iter facere castra munire

excubitum in porta cohortis ex legionibus pro castris equites auxiliarios mittere praeterea alios super vallum in munimentis

locare vigilias ipse circumire non tam diffidentia futurum quae imperauisset quam uti militibus exaequatus cum imperatore labor

volentibus esset. Et sane Marius illoque aliisque temporibus Iugurthini belli pudore magis quam malo exercitum coercebat. Quod

multi per ambitionem fieri aiebant: [quod] a pueritia consuetam duritiam et alia quae ceteri miserias vocant voluptati

habuisse; nisi tamen res publica pariter atque saevissimo imperio bene atque decore gesta.

Versione tradotta

Mario proseguì quindi la marcia già

incominciata verso i quartieri
invernali, in quanto aveva deciso di svernare nelle città costiere per

approvvigionarsi; tuttavia, dopo la vittoria, non era divenuto trascurato
o troppo fiducioso, ma procedeva in

formazione quadrata come se fosse al
cospetto del nemico. Silla con la cavalleria aveva il comando dell'ala

destra, la sinistra, con i frombolieri, gli arcieri e le coorti dei
Liguri, era affidata ad Aulo Manlio;

all'avanguardia e alla retroguardia
aveva disposto i tribuni con manipoli armati alla leggera. I disertori,

di cui ben poco gli importava, ma che erano molto pratici di quelle
regioni, spiavano gli spostamenti del nemico.

Al tempo stesso il console,
come se non ci fossero stati altri comandanti, pensava a tutto, si trovava

dappertutto, distribuendo lodi e biasimi secondo i meriti. Sempre armato
e attento, costringeva i soldati a seguire

il suo esempio. Cauto nel
condurre la marcia, non lo era di meno nel fortificare il campo: poneva a
guardia

degli ingressi coorti di legionari e davanti al campo cavalieri
ausiliari, mentre altre sentinelle venivano disposte

nelle opere di
fortificazione sopra il vallo. Faceva egli stesso ispezioni alla guardia,
non tanto perché

temesse che i suoi ordini non venissero eseguiti, quanto
perché i soldati, vedendo le loro fatiche condivise dal

comandante, le
accettassero di buon grado. Mario in effetti, in quel periodo come negli
altri della guerra

giugurtina, aveva sempre mantenuto la disciplina più
col senso dell'onore che con le punizioni. Molti dicevano che

lo facesse
per acquisire popolarità, altri perché traeva piacere da quella durezza,
cui era abituato sin da

fanciullo, e da ciò che gli altri chiamano
sofferenza. In tutti i casi la repubblica fu servita bene e degnamente,

come se fosse stata imposta la più severa disciplina.

  • Bellum Iugurthinum
  • Par. 90-114
  • Sallustio

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