De Amicitia, Paragrafo 104 - Studentville

De Amicitia, Paragrafo 104

Nam quid ego de studiis dicam cognoscendi semper aliquid atque discendi? in quibus remoti ab oculis

populi omne otiosum tempus contrivimus. Quarum rerum recordatio et memoria si una cum illo occidisset, desiderium

coniunctissimi atque amantissimi viri ferre nullo modo possem. Sed nec illa exstincta sunt alunturque potius et augentur

cogitatione et memoria mea, et si illis plane orbatus essem, magnum tamen adfert mihi aetas ipsa solacium. Diutius enim iam in

hoc desiderio esse non possum. Omnia autem brevia tolerabilia esse debent, etiamsi magna sunt.
Haec habui de amicitia quae

dicerem. Vos autem hortor ut ita virtutem locetis, sine qua amicitia esse non potest, ut ea excepta nihil amicitia

praestabilius putetis.

Versione tradotta

E che dirò io degli studi

fatti per conoscere ed imparare qualcosa, nei quali passavamo tutto il nostro tempo libero, lontani dagli occhi del popolo? Che

se la viva memoria di queste cose si fosse spenta con lui, in nessun modo potrei sopportare la privazione di uno a cui ero

legato da così stretti vincoli di reciproco affetto. Ma quei ricordi non sono spenti e anzi sono alimentati e accresciuti dal

mio continuo pensarvi e, se di essi io fossi stato privato, grande consolazione tuttavia mi porta l'età stessa. Ormai

difatti io non posso durare gran tempo in questo mio rimpianto di lui. E tutte le cose brevi devono essere tollerabili, anche

se sono grandi.
Questo avevo da dire sull'amicizia. E voi, io vi esorto ad attribuire alla virtù, senza la quale non può

esservi amicizia, un valore cosi grande, da ritenere che, al di fuori di quella, niente vi sia di meglio

dell'amicizia.

  • Letteratura Latina
  • De Amicitia di Cicerone
  • Cicerone

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