Nam quid ego de studiis dicam cognoscendi semper aliquid atque discendi? in quibus remoti ab oculis
populi omne otiosum tempus contrivimus. Quarum rerum recordatio et memoria si una cum illo occidisset, desiderium
coniunctissimi atque amantissimi viri ferre nullo modo possem. Sed nec illa exstincta sunt alunturque potius et augentur
cogitatione et memoria mea, et si illis plane orbatus essem, magnum tamen adfert mihi aetas ipsa solacium. Diutius enim iam in
hoc desiderio esse non possum. Omnia autem brevia tolerabilia esse debent, etiamsi magna sunt.
Haec habui de amicitia quae
dicerem. Vos autem hortor ut ita virtutem locetis, sine qua amicitia esse non potest, ut ea excepta nihil amicitia
praestabilius putetis.
Versione tradotta
E che dirò io degli studi
fatti per conoscere ed imparare qualcosa, nei quali passavamo tutto il nostro tempo libero, lontani dagli occhi del popolo? Che
se la viva memoria di queste cose si fosse spenta con lui, in nessun modo potrei sopportare la privazione di uno a cui ero
legato da così stretti vincoli di reciproco affetto. Ma quei ricordi non sono spenti e anzi sono alimentati e accresciuti dal
mio continuo pensarvi e, se di essi io fossi stato privato, grande consolazione tuttavia mi porta l'età stessa. Ormai
difatti io non posso durare gran tempo in questo mio rimpianto di lui. E tutte le cose brevi devono essere tollerabili, anche
se sono grandi.
Questo avevo da dire sull'amicizia. E voi, io vi esorto ad attribuire alla virtù, senza la quale non può
esservi amicizia, un valore cosi grande, da ritenere che, al di fuori di quella, niente vi sia di meglio
dell'amicizia.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone