Bellum Iugurthinum, Paragrafo 104 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 104

Marius postquam infecto quo intenderat negotio Cirtam redit et de adventu

legatorum certior factus est illosque et Sullam [ab Utica] venire iubet item L. Bellienum praetorem Vtica praeterea omnis

undique senatorii ordinis quibuscum mandata Bocchi cognoscit. legatis potestas Romam eundi fit et ab consule interea indutiae

postulabantur. Ea Sullae et plerisque placuere; pauci ferocius decernunt scilicet ignari humanarum rerum quae fluxae et mobiles

semper in aduersa mutantur. Ceterum Mauri impetratis omnibus rebus tres Romam profecti duce Cn. Octauio Rusone qui quaestor

stipendium in Africam portauerat duo ad regem redeunt. Ex iis Bocchus cum cetera tum maxime benignitatem et studium Sullae

libens accepit. Romaeque legatis eius postquam errasse regem et Iugurthae scelere lapsum deprecati sunt amicitiam et foedus

petentibus hoc modo respondetur: “Senatus et populus Romanus benefici et iniuriae memor esse solet. Ceterum Boccho quoniam

paenitet delicta gratiae facit: foedus et amicitia dabuntur cum meruerit.”

Versione tradotta

Mario, dopo aver compiuto l'impresa che si era proposta,

ritorna a
Cirta e, informato dell'arrivo dei messi, li fa venire da Tucca insieme a
Silla. Convoca anche

il pretore Lucio Ballieno da Utica e tutti i membri
dell'ordine senatorio da ogni punto della provincia. In loro

presenza
prende in esame le proposte di Bocco. I messi sono autorizzati a recarsi
a Roma; da parte loro

essi chiedono al console una tregua d'armi per quel
periodo. Queste richieste incontrano l'approvazione di Silla e

della
maggioranza dei presenti: pochi fanno proposte più dure, evidentemente
perché ignari delle sorti

umane, che, incerte e mutevoli, si rivolgono
sempre contro di noi. I Mauri, ottenuto ciò che avevano richiesto,

partono: tre per Roma sotto la guida del questore Gneo Ottavio Rusone, che
aveva portato in Africa il denaro per

le truppe, gli altri due per tornare
dal re. Oltre al resto, da questi Bocco apprese con piacere soprattutto la

notizia della benevolenza e della disponibilità di Silla. A Roma i suoi
ambasciatori, dopo aver allegato come

scusa che il loro re era stato
indotto in errore dalla perfidia di Giugurta, chiedevano amicizia e

alleanza. Fu loro data questa risposta: «È costume del senato e del
popolo romano non dimenticare i benefici e le

offese. Nondimeno, poiché
Bocco si dimostra pentito, gli si perdona la colpa. Alleanza e amicizia
gli

saranno concesse quando le avrà meritate».

  • Bellum Iugurthinum
  • Par. 90-114
  • Sallustio

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