Quis rebus cognitis Bocchus per litteras a Mario petiuit uti Sullam ad se mitteret cuius
arbitratu communibus negotiis consuleretur. Is missus cum praesidio equitum atque [peditum] funditorum Baliarium. Praeterea
iere sagittarii et cohors Paeligna cum uelitaribus armis itineris properandi causa neque his secus atque aliis armis aduersum
tela hostium quod ea levia sunt muniti. Sed in itinere quinto denique die Volux filius Bocchi repente in campis patentibus cum
mille non amplius equitibus sese ostendit qui temere et effuse euntes Sullae aliisque omnibus et numerum ampliorem vero et
hostilem metum efficiebant. Igitur se quisque expedire arma atque tela temptare intendere; timor aliquantus sed spes amplior
quippe victoribus et aduersum eos quos saepe vicerant. Interim equites exploratum praemissi rem uti erat quietam nuntiant.
Versione tradotta
CV Informato di ciò, Bocco scrisse a Mario chiedendogli di inviare Silla
presso di
lui con piena facoltà di trattare dei comuni interessi. Egli
fu mandato con una scorta di cavalieri e di frombolieri
balearici.
Partirono inoltre con lui degli arcieri e una coorte di Peligni dotata di
armi da veliti, adatte
a una marcia spedita e tuttavia efficaci come le
altre armi contro i giavellotti del nemico, pur essi di tipo
leggero. Ma
al quinto giorno di marcia d'improvviso appare nella vasta pianura Voluce,
il figlio di
Bocco. Con lui erano non più di mille cavalieri, ma poiché
avanzavano senz'ordine e sparpagliati, Silla e i suoi
compagni ebbero
l'impressione che fossero un numero superiore a quello effettivo e
temettero un attacco
del nemico. Allora tutti si liberano dei fardelli,
provano le armi da difesa e da offesa e si tengono pronti; c'era
qualche
timore, ma la speranza era più grande, perché essi erano i vincitori e
avevano di fronte quelli che
spesso avevano vinto. Nel frattempo i
cavalieri, mandati in ricognizione, riferirono che tutto era tranquillo,
come in effetti era.
- Letteratura Latina
- Par. 90-114
- Sallustio