Bellum Iugurthinum, Paragrafo 107 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 107

At Sulla quamquam eadem existimabat tamen ab iniuria Maurum

prohibet. Suos hortatur uti fortem animum gererent: saepe antea a paucis strenuis aduersum multitudinem bene pugnatum; quanto

sibi in proelio minus pepercissent tanto tutiores fore; nec quemquam decere qui manus armauerit ab inermis pedibus auxilium

petere in maximo metu nudum et caecum corpus ad hostis vertere. Dein Volucem quoniam histilia faceret Iouem maximum obtestatus

ut sceleris atque perfidiae Bocchi testis adesset ex castris abire iubet. Ille lacrimans orare ne ea crederet: nihil dolo

factum ac magis calliditate Iugurthae cui videlicet speculanti iter suum cognitum esset. Ceterum quoniam neque ingentem

multitudinem haberet et spes opesque eius ex patre suo penderent credere illum nihil palam ausurum cum ipse filius testis

adesset. Qua re optimum factu videri per media eius castra palam transire; sese vel praemissis vel ibidem relictis Mauris solum

cum Sulla iturum. Ea res uti in tali negotio probata; ac statim profecti quia de improuiso acciderant dubio atque haesitante

Iugurtha incolumes transeunt. Deinde paucis diebus quo ire intenderant perventum est.

Versione tradotta

Ma Silla, pur avendo gli stessi sospetti, non vuole che

al Mauro
sia fatto del male. Esorta i suoi ad avere coraggio, ricordando che già
spesso in passato pochi

valorosi avevano combattuto vittoriosamente contro
una moltitudine. Quanto meno si fossero risparmiati nel

combattimento,
tanto più sarebbero stati sicuri. Non era dignitoso per chi aveva le armi
in pugno cercar

scampo nei piedi inermi, e nel momento del pericolo
volgere ai nemici la parte indifesa e cieca del corpo. Quindi,

chiamato
Giove Massimo a testimone del delitto e della perfidia di Bocco, intima a
Voluce, in

considerazione del suo comportamento ostile, di uscire dal
campo. Questi, piangendo, lo supplica di non credere a un

suo
tradimento; gli assicura che ciò è dovuto non a un suo inganno, ma
piuttosto all'astuzia di Giugurta,

che evidentemente era stato informato
della loro marcia dai suoi esploratori. Del resto il Numida non aveva

grandi forze e tutte le sue speranze e le sue risorse dipendevano da suo
padre; era quindi sicuro che Giugurta non

avrebbe osato nulla apertamente,
alla presenza del figlio del re. La miglior soluzione, secondo lui, era

passare in tutta tranquillità attraverso l'accampamento dei Numidi. Egli
stesso, dopo aver mandato avanti i Mauri o

averli lasciati sul posto,
sarebbe andato solo con Silla. Data la situazione, la proposta fu
approvata. Si

misero subito in marcia e, poiché capitarono
improvvisamente, e Giugurta rimase incerto ed esitante, passarono sani e

salvi. Pochi giorni dopo giunsero a destinazione.

  • Letteratura Latina
  • Par. 90-114
  • Sallustio

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