Bellum Iugurthinum, Paragrafo 110 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 110

Numquam ego ratus sum fore uti rex maximus in hac terra et

omnium quos novi privato homini gratiam deberem. Et mehercule Sulla ante te cognitum multis orantibus. Aliis ultro egomet opem

tuli nullius indiguus. Id imminutum quod ceteri dolere solent ego laetor. Fuerit mihi eguisse aliquando pretium tuae amicitiae

qua apud meum animum nihil carius est. Id adeo experiri licet. Arma viros pecuniam postremo quicquid animo libet sume utere et

quoad viues numquam tibi redditam gratiam putaueris: semper apud me integra erit; denique nihil me sciente frustra uoles. Nam

ut ego aestimo regem armis quam munificentia vince minus flagitiosum est. Ceterum de re publica vestra cuius curator huc missus

es paucis accipe. Bellum ego populo Romano neque feci neque factum umquam volui; at finis meos aduersum armatos armis tutatus

sum. Id omitto quando vobis ita placet. gerite quod uultis cum Iugurtha bellum. Ego flumen Muluccham quod inter me et Micipsam

fuit non egrediar neque id intrare Iugurtham sinam. Praeterea si quid meque vobisque dignum petiueris haud repulsus abibis.”

Versione tradotta

«Io, il più grande dei re di questa terra e di quanti ne conosca, non
avrei mai immaginato di dover un giorno

riconoscenza a un privato.
Eppure, Silla, prima di conoscere te, io concessi il mio aiuto a molti su
loro

richiesta, ad altri di mia iniziativa, e non ebbi mai bisogno di
nessuno. Oggi questo privilegio è venuto meno. Gli

altri di solito se ne
addolorano, ma io ne sono lieto, perché quel bisogno è stato il prezzo per

l'acquisto della tua amicizia, di cui nulla mi è più caro. Come prova di
quanto dico, prendi armi, uomini, denaro,

in breve tutto ciò che
preferisci, sèrvitene e finché vivrai non pensare che io mi sia sciolto
dal vincolo

di gratitudine, che resterà in me sempre intatto. Non ci sarà
mai un tuo desiderio insoddisfatto, se soltanto io

verrò a saperlo.
Penso infatti che per un re sia meno vergognoso essere vinto in battaglia
che in

generosità. Quanto poi alla repubblica che tu sei stato mandato
qui a rappresentare, ho da dirti semplicemente che

io non ho mai fatto, né
ho mai desiderato di far guerra al popolo romano: ho soltanto difeso con
le armi i

miei confini minacciati da uomini armati. Vi rinuncio, se
questa è la vostra volontà. Fate la guerra contro

Giugurta, come volete.
Io non varcherò più il fiume Mulucca, che era il confine tra me e Micipsa
e non

permetterò più a Giugurta di oltrepassarlo. Oltre a ciò, se tu hai
qualche altra richiesta da farmi, che sia degna di

me e di voi, non te ne
andrai con un mio rifiuto».

  • Letteratura Latina
  • Par. 90-114
  • Sallustio

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