Ad ea Sulla pro se breviter et modice de pace et communibus rebus multis disseruit. Denique
regi patefacit quod polliceatur senatum et populum Romanum quoniam armis amplius valuissent non in gratiam habituros; faciendum
ei aliquid quod illorum magis quam sua rettulisse videretur. Id adeo in promptu esse quoniam copiam Iugurthae haberet. Quem si
Romanis tradidisset fore ut illi plurimum deberetur; amicitiam foedus Numidiae partem quam nunc peteret tum ultro adventuram.
Rex primo negitare: cognationem affinitatem praeterea foedus interuenisse; ad hoc metuere ne fluxa fide usus popularium animos
auerteret quis et Iugurtha carus et Romani inuisi erant. Denique saepius fatigatus lenitur et ex voluntate Sullae omnia se
facturum promittit. Ceterum ad simulandam pacem cuius Numida defessus bello auidissimus erat quae utilia visa constituunt. Ita
composito dolo digrediuntur.
Versione tradotta
Silla replicò, per la parte che gli concerneva,
con poche e misurate
parole; della pace e dei loro interessi comuni parlò invece a lungo. Fece
chiaramente
capire al re che il senato e il popolo romano non avrebbero
mostrato riconoscenza per ciò che prometteva, dal momento
che in guerra
erano stati più forti. Doveva far qualcosa che sembrasse ispirata più al
loro interesse che
al suo, e ciò, del resto, gli era facile, dato che
Giugurta era in suo potere. Se lo avesse consegnato ai Romani,
avrebbe
avuto diritto alla massima gratitudine. Amicizia, alleanza e la parte
della Numidia che ora
rivendicava, gli sarebbero toccate naturalmente.
Il re dapprima persisteva nel rifiuto, richiamandosi ai legami di
consanguineità, di parentela, nonché al patto di alleanza. Temeva inoltre
che quel tradimento gli alienasse
l'animo dei sudditi, che erano
favorevoli a Giugurta e ostili ai Romani. Alla fine, dopo molte
insistenze, cede e promette di fare tutto ciò che Silla gli chiede.
Stabiliscono poi le misure che sembrano idonee
per simulare la pace, di
cui il Numida, spossato dalla guerra, era molto desideroso. Così, tramato
l'inganno, si separano.
- Letteratura Latina
- Par. 90-114
- Sallustio