Quam ob rem vita quidem talis fuit vel fortuna vel gloria, ut nihil posset accedere, moriendi autem
sensum celeritas abstulit; quo de genere mortis difficile dictu est; quid homines suspicentur, videtis; hoc vere tamen licet
dicere, P. Scipioni ex multis diebus, quos in vita celeberrimos laetissimosque viderit, illum diem clarissimum fuisse, cum
senatu dimisso domum reductus ad vesperum est a patribus conscriptis, populo Romano, sociis et Latinis, pridie quam excessit e
vita, ut ex tam alto dignitatis gradu ad superos videatur deos potius quam ad inferos pervenisse.
Versione tradotta
Sicché la sua vita per fortuna e
gloria fu tale che nulla si poteva aggiungere; e la rapidità della morte gli tolse il senso di morire. Ma di tal specie di
morte è difficile discorrere; che cosa la gente sospetti voi lo vedete; tuttavia si può ben dir questo, che a Publio Scipione,
di molti giorni che egli vide nella sua vita festeggiatissimi e lietissimi il più luminoso fu quello in cui, terminate le
sedute in senato, fu ricondotto verso sera a casa dai padri coscritti, dal popolo romano, dagli alleati e dai Latini, giorno
avanti quello in cui uscì di vita, cosi che da tanto alto grado di dignità sembra naturale sia salito ai Superi, piuttosto che
disceso agli Inferi.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone