De Senectute, Paragrafo 12 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 12

Multa in eo viro praeclara cognovi; sed

nihil admirabilius, quam quo modo ille mortem fili tulit clari viri et consularis. Est in manibus laudatio, quam cum legimus,

quem philosophum non contemnimus? Nec vero ille in luce modo atque in oculis civium magnus, sed intus domique praestantior. Qui

sermo, quae praecepta, quanta notitia antiquitatis, scientia iuris auguri! Multae etiam, ut in homine Romano, litterae. Omnia

memoria tenebat, non domestica solum, sed etiam externa bella. Cuius sermone ita tum cupide fruebar, quasi iam divinarem id

quod evenit, illo exstincto, fore, unde discerem, neminem.

Versione tradotta

Ho riscontrato in quell'uomo molte eccellenti qualità, ma nulla di più ammirabile del modo

in cui egli sopportò la morte del figlio, uomo illustre e già console; è tra le mani (di tutti) l'elogio funebre; dopo

averlo letto, quale filosofo sarà degno di considerazione? Né invero egli (era) grande solo in pubblico e davanti agli occhi

dei cittadini, ma ancor più eccellente nella vita privata; che modo di discorrere, che insegnamenti, quanta conoscenza

dell'antichità e scienza del diritto augurale! E, per essere un Romano, che vasta cultura letteraria: ricordava non solo

tutti gli avvenimenti della patria, ma anche quelli esteri. Così avidamente godevo del suo insegnamento, quasi presagissi, cosa

che poi avvenne, che morto lui non ci sarebbe stato più nessuno da cui imparare.

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