His igitur rebus effecit ut M. Vipsanius Agrippa intima familiaritate coniunctus adulescenti Caesari
cum propter suam gratiam et Caesaris potentiam nullius condicionis non haberet potestatem potissimum eius deligeret affinitatem
praeoptaretque equitis Romani filiam generosarum nuptiis. Atque harum nuptiarum conciliator fuit – non est enim celandum – M.
Antonius triumvirum rei publicae constituendae. Cuius gratia cum augere possessiones posset suas tantum afuit a cupiditate
pecuniae ut nulla in re usus sit ea nisi in deprecandis amicorum aut periculis aut incommodis. Quod quidem sub ipsa
proscriptione perillustre fuit. Nam cum L. Saufeii equitis Romani aequalis sui qui complures annos studio ductus philosophiae
Athenis habitabat habebatque in Italia pretiosas possessiones triumviri bona vendidissent consuetudine ea qua tum res
gerebantur Attici labore atque industria factum est ut eodem nuntio Saufeius fieret certior se patrimonium amisisse et
recuperasse. Idem L. Iulium Calidum quem post Lucretii Catullique mortem multo elegantissimum poetam nostram tulisse aetatem
vere videor posse contendere neque minus virum bonum optimisque artibus eruditum quem post proscriptionem equitum propter
magnas eius Africanas possessiones in proscriptorum numerum a P. Volumnio praefecto fabrum Antonii absentem relatum expedivit.
Quod in praesenti utrum ei laboriosius an gloriosius fuerit difficile est iudicare quod in eorum periculis non secus absentes
quam praesentes amicos Attico esse curae cognitum est.
Versione tradotta
E proprio grazie a queste sue qualità, che M. Vipsanio Agrippa, legato da intima amicizia al
giovane Cesare, quantunque e per la sua influenza e per il potere di Cesare potesse aspirare a qualsiasi parentado, preferì
senz'altro la parentela con lui e la figlia di un cavaliere romano alle nozze con fanciulle della migliore nobiltà. . E
mediatore di queste nozze fu (non va tenuto nascosto) M. Antonio, il triunviro per il riordinamento dello Stato. Con il favore
di questo avrebbe potuto ingrandire le sue proprietà, ma si tenne tanto lontano dalla cupidigia del denaro, che in nessuna
occasione fece ricorso ad esso, se non per scongiurare i pericoli o i danni degli amici. .Questo rifulse proprio durante il
periodo delle proscrizioni. Per esempio, i triunviri avevano venduto, secondo il costume con cui si operava allora, i ricchi
possedimenti in Italia del cavaliere romano L. Saufei suo coetaneo, il quale preso dalla passione per la filosofia dimorava in
Atene da diversi anni; ebbene, grazie agli sforzi ed all'abilità di Attico, avvenne che Saufeio fosse informato dalla stessa
notizia di aver perduto perduto il patrimonio e di averlo recuperato.. M. Giulio Calido, che dopo la morte di Lucrezio e di
Catullo credo di poter dichiarare senza tema di errore il poeta di gran .lunga più elegante prodotto dalla nostra generazione e
non meno persona onesta ed istruita nelle migliori discipline, dopo le proscrizioni dei cavalieri, era stato inserito durante
la sua assenza, a causa delle enormi ricchezze d'Africa, nella lista dei proscriti da P. Voluinnio prefetto del genio di
Antonio, ma egli lo trasse fuori da lì. . E difficile giudicare se in quel suo intervento di allora sia stata per lui maggiore
la fatica o la gloria, perché è noto che Attico quando gli amici erano in pericolo, si prese cura di loro sia che fossero
presenti che assenti.
- Letteratura Latina
- De viris illustribus (Atticus) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote
- De viris illustribus