Annibale, Paragrafo 13 - Studentville

Annibale, Paragrafo 13

Sic vir

fortissimus, multis variisque perfunctus laboribus, anno acquievit septuagesimo. Quibus consulibus interierit, non convenit.

Namque Atticus M. Claudio Marcello Q. Fabio Labeone consulibus mortuum in annali suo scriptum reliquit, at Polybius L. Aemilio

Paulo Cn. Baebio Tamphilo, Sulpicius autem Blitho P. Cornelio Cethego M. Baebio Tamphilo. Atque hic tantus vir tantisque bellis

districtus nonnihil temporis tribuit litteris. Namque aliquot eius libri sunt, Graeco sermone confecti, in eis ad Rhodios de

Cn. Maulii Volsonis in Asia rebus gestis. Huius belli gesta multi memoriae prodiderunt, sed ex his duo, qui cum eo in castris

fuerunt simulque vixerunt quamdiu fortuna passa est, Silenus et Sosilus Lacedaemonius. Atque hoc Sosilo Hannibal litterarum

Graecorum usus est doctore.

Versione tradotta

Così l’uomo

fortissimo, sopportate molte e varie vicissitudini, trovò quiete nel settantesimo anno. Non si è d'accordo sotto quali

consoli morì. Infatti, Attico, nel suo Annale, lasciò scritto che (Annibale) morì sotto il consolato di M. Claudio Marcello e

Q. Fabio Labeone, al contrario Polibio sotto il consolato di L. Emilio Paolo e Cn. Bebio Tanfilo, mentre Sulpicio Blito sotto

il consolato di P. Cornelio Cetego e M. Bebio Tanfilo. E questo uomo tanto grande, nonostante fosse preso da guerre così

importanti, dedicò un po’ del tempo alle lettere. Infatti, ci sono alcuni suoi libri, scritti in lingua greca, e tra essi

(sott. il libro dedicato ai Rodii) sulle gesta di Cn. Manlio Volsone in Asia. Molte relazioni di costui raccontarono le gesta

di guerra, ma, di questi due, coloro i quali furono nell’accampamento con questo e vissero nello stesso tempo finché la sorte

lo permise, furono Sileno e lo spartano Sosilo. E Annibale ebbe come maestro questo Sosilo di lingua greca.

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