Pro Milone, Paragrafo 18 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 18

Itaque in eadem ista Appia via cum ornatissimum equitem Romanum P. Clodius M. Papirium occidisset non fuit illud facinus puniendum homo enim nobilis in suis monumentis equitem Romanum occiderat: nunc eiusdem Appiae nomen quantas tragoedias excitat! Quae cruentata antea caede honesti atque innocentis viri silebatur eadem nunc crebro usurpatur postea quam latronis et parricidae sanguine imbuta est. Sed quid ego illa commemoro? Comprehensus est in templo Castoris servus P. Clodi quem ille ad Cn. Pompeium interficiendum collocarat: extorta est ei confitenti sica de manibus: caruit foro postea Pompeius caruit senatu caruit publico: ianua se ac parietibus non iure legum iudiciorumque texit.

Versione tradotta

E così, sempre lungo la via Appia, quando Publio Clodio uccise Marco Papirio, esimio cavaliere romano, quel suo misfatto non era meritevole di punizione! Uomo nobile, difatti, egli aveva ucciso un cavaliere romano sul monumento dei suoi antenati. Quanti tragici lamenti suscita oggi il nome di quella stessa via Appia! Essa che, insanguinata un tempo dall'assassinio di un uomo onesto e innocente, se ne stava negletta, ora è ricordata di frequente, da quando è stata bagnata dal sangue di un bandito e di un traditore della patria. Ma perché mai ricordo questi fatti? E' stato arrestato nel tempio di Castore uno schiavo di Publio Clodio, che si era appostato lì su ordine suo per uccidere Gneo Pompeo: quando gli venne strappato il pugnale di mano, confessò. A partire da quel momento Pompeo si è tenuto lontano dal foro, dal senato, dai luoghi pubblci: ha trovato protezione nella porta e nelle pareti di casa, non nell'autorità delle leggi e dei tribunali.

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti