Moris etiam maiorum summus imitator fuit antiquitatisque amator; quam adeo diligenter habuit cognitam ut eam totam in eo
volumine exposuerit quo magistratus ordinavit. Nulla enim lex neque pax neque bellum neque res illustris est populi Romani
quae non in eo suo tempore sit notata et quod difficillimum fuit sic familiarum originem subtexuit ut ex eo clarorum virorum
propagines possimus cognoscere. Fecit hoc idem separatim in aliis libris ut M. Bruti rogatu Iuniam familiam a stirpe ad hanc
aetatem ordine enumeraverit notans qui a quoque ortus quos honores quibusque temporibus cepisset; pari modo Marcelli Claudii
de Marcellorum Scipionis Cornelii et Fabii Maximi Fabiorum et Aemiliorum. Quibus libris nihil potest esse dulcius iis qui
aliquam cupiditatem habent notitiae clarorum virorum. Attigit quoque poeticen credimus ne eius expers esset suavitatis. Namque
versibus qui honore rerumque gestarum amplitudine ceteros Romani populi praestiterunt exposuit ita ut sub singulorum
imaginibus facta magistratusque eorum non amplius quaternis quinisque versibus descripserit: quod vix credendum sit tantas res
tam breviter potuisse declarari. Est etiam unus liber Graece confectus de consulatu Ciceronis.
Versione tradotta
Fu anche scrupoloso seguace dei costumi degli antenati e
amante dell'antichità, la cui conoscenza egli acquisì con tanto zelo, da esporla tutta quanta nel volume nel quale ha messo in
ordine la successione delle magistrature.. Non c'è infatti legge, né pace, né guerra, né fatto illustre del popolo romano che
non si trovi lì registrato nel suo ordine cronologico; e, il compito più difficile, vi inserí l'origine delle famiglie in modo
tale che da la pos¬siamo conoscere le varie propaggini degli uomini illustri. . Lo stesso fece anche separatamente in altri
libri, sì che su richiesta di M. Bruto illustrò per ordine la famiglia Giunia, dal capostipite fino all'età nostra,
registrando i discendenti di ciascuno, le cariche ricoperte e le date; .parimenti su richiesta di Marcello Claudio fece della
famiglia dei Marcelli; di Scipione Cornelio e di Fabio Massimo, dei Fabi e degli Emili. Per coloro che hanno una qualche
bramosia di conoscere gli uomini illustri, nulla può essere più gradito di questi libri. .Toccò anche la poesia, crediamo,
tanto per non essere privo della sua dolcezza. Infatti trattò in versi di coloro che per gloria e per grandezza d'imprese si
distinsero tra gli altri del popolo romano in questo modo: .sotto i ritratti dei singoli, illustrò in non più di quattro o
cinque versi le imprese e le magistrature di ognuno: si può a mala pena credere, che cose tanto importanti potessero essere
esposte in maniera così concisa in così pochi versi. Rimane anche un libro scritto in greco sul consolato di Cicerone.
- Letteratura Latina
- De viris illustribus (Atticus) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote
- De viris illustribus