Atticus - Paragrafo 18 - Studentville

Atticus - Paragrafo 18

Moris etiam maiorum summus imitator fuit antiquitatisque amator; quam adeo diligenter habuit cognitam ut eam totam in eo

volumine exposuerit quo magistratus ordinavit. Nulla enim lex neque pax neque bellum neque res illustris est populi Romani

quae non in eo suo tempore sit notata et quod difficillimum fuit sic familiarum originem subtexuit ut ex eo clarorum virorum

propagines possimus cognoscere. Fecit hoc idem separatim in aliis libris ut M. Bruti rogatu Iuniam familiam a stirpe ad hanc

aetatem ordine enumeraverit notans qui a quoque ortus quos honores quibusque temporibus cepisset; pari modo Marcelli Claudii

de Marcellorum Scipionis Cornelii et Fabii Maximi Fabiorum et Aemiliorum. Quibus libris nihil potest esse dulcius iis qui

aliquam cupiditatem habent notitiae clarorum virorum. Attigit quoque poeticen credimus ne eius expers esset suavitatis. Namque

versibus qui honore rerumque gestarum amplitudine ceteros Romani populi praestiterunt exposuit ita ut sub singulorum

imaginibus facta magistratusque eorum non amplius quaternis quinisque versibus descripserit: quod vix credendum sit tantas res

tam breviter potuisse declarari. Est etiam unus liber Graece confectus de consulatu Ciceronis.

Versione tradotta

Fu anche scrupoloso seguace dei costumi degli antenati e

amante dell'antichità, la cui conoscenza egli acquisì con tanto zelo, da esporla tutta quanta nel volume nel quale ha messo in

ordine la successione delle magistrature.. Non c'è infatti legge, né pace, né guerra, né fatto illustre del popolo romano che

non si trovi lì registrato nel suo ordine cronologico; e, il compito più difficile, vi inserí l'origine delle famiglie in modo

tale che da la pos¬siamo conoscere le varie propaggini degli uomini illustri. . Lo stesso fece anche separatamente in altri

libri, sì che su richiesta di M. Bruto illustrò per ordine la famiglia Giunia, dal capostipite fino all'età nostra,

registrando i discendenti di ciascuno, le cariche ricoperte e le date; .parimenti su richiesta di Marcello Claudio fece della

famiglia dei Marcelli; di Scipione Cornelio e di Fabio Massimo, dei Fabi e degli Emili. Per coloro che hanno una qualche

bramosia di conoscere gli uomini illustri, nulla può essere più gradito di questi libri. .Toccò anche la poesia, crediamo,

tanto per non essere privo della sua dolcezza. Infatti trattò in versi di coloro che per gloria e per grandezza d'imprese si

distinsero tra gli altri del popolo romano in questo modo: .sotto i ritratti dei singoli, illustrò in non più di quattro o

cinque versi le imprese e le magistrature di ognuno: si può a mala pena credere, che cose tanto importanti potessero essere

esposte in maniera così concisa in così pochi versi. Rimane anche un libro scritto in greco sul consolato di Cicerone.

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