Versione De Amicitia di Cicerone: traduzione Paragrafo 19
Agamus igitur pingui, ut aiunt, Minerva. Qui ita se gerunt, ita vivunt ut eorum probetur fides, integritas, aequitas,
liberalitas, nec sit in eis ulla cupiditas, libido, audacia, sintque magna constantia, ut ii fuerunt modo quos nominavi, hos
viros bonos, ut habiti sunt, sic etiam appellandos putemus, quia sequantur, quantum homines possunt, naturam optimam bene
vivendi ducem. Sic enim mihi perspicere videor, ita natos esse nos ut inter omnes esset societas quaedam, maior autem ut
quisque proxime accederet. Itaque cives potiores quam peregrini, propinqui quam alieni; cum his enim amicitiam natura ipsa
peperit; sed ea non satis habet firmitatis. Namque hoc praestat amicitia propinquitati, quod ex propinquitate benevolentia
tolli potest, ex amicitia non potest; sublata enim benevolentia amicitiae nomen tollitur, propinquitatis manet.
E noi trattiamo la cosa, come si dice, alla buona. Coloro i quali si comportano in modo tale e in modo tale
vivono, che si constati la loro lealtà, la loro integrità, il loro sentimento dell’equità, la loro generosità, né sia in
essi cupidigia alcuna, alcuna sfrenatezza di passioni e temerarietà, e abbiano gran fermezza di carattere come l’ebbero
quelli che ho testé nominato, costoro sì pensiamo che sian da chiamare buoni, come buoni furono ritenuti, poiché seguono, per
quanto gli uomini possono, la natura, che è la miglior guida a vivere bene. Così dunque mi par di scorgere che siamo venuti al
mondo con questo principio, che vi sia una specie dì vincolo fra tutti, più stretto per altro quanto più uno viene a trovarcisi
vicino. Quindi i concittadini sono più cari che i forestieri , i parenti che gli estranei. Con essi infatti la natura medesima
genera l’amicizia; ma non è abbastanza salda. Poiché l’amicizia in questo è superiore alla parentela, ché alla parentela
può togliersi l’affetto, all’amicizia no: tolto l’affetto, l’amicizia non c’è più; la parentela invece rimane.
CICERONE: VITA, VERSIONI TRADOTTE E OPERE
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Versione tradotta
E noi trattiamo la cosa, come si dice, alla buona. Coloro i quali si comportano in modo tale e in modo tale
vivono, che si constati la loro lealtà, la loro integrità, il loro sentimento dell’equità, la loro generosità, né sia in
essi cupidigia alcuna, alcuna sfrenatezza di passioni e temerarietà, e abbiano gran fermezza di carattere come l’ebbero
quelli che ho testé nominato, costoro sì pensiamo che sian da chiamare buoni, come buoni furono ritenuti, poiché seguono, per
quanto gli uomini possono, la natura, che è la miglior guida a vivere bene. Così dunque mi par di scorgere che siamo venuti al
mondo con questo principio, che vi sia una specie dì vincolo fra tutti, più stretto per altro quanto più uno viene a trovarcisi
vicino. Quindi i concittadini sono più cari che i forestieri , i parenti che gli estranei. Con essi infatti la natura medesima
genera l’amicizia; ma non è abbastanza salda. Poiché l’amicizia in questo è superiore alla parentela, ché alla parentela
può togliersi l’affetto, all’amicizia no: tolto l’affetto, l’amicizia non c’è più; la parentela invece rimane.
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