Nam cum essem in Puteolano Hirtiusque noster, consul designatus, isdem in locis, vir nobis
amicissimus et his studiis, in quibus nos a pueritia viximus, deditus, multum una eramus, maxime nos quidem exquirentes ea
consilia, quae ad pacem et ad concordiam civium pertinerent. Cum enim omnes post interitum Caesaris novarum perturbationum
causae quaeri viderentur iisque esse occurrendum putaremus, omnis fere nostra in his deliberationibus consumebatur oratio,
idque et saepe alias et quodam liberiore, quam solebat, et magis vacuo ab interventoribus die, cum ad me ille venisset, primo
ea, quae erant cotidiana et quasi legitima nobis, de pace et de otio.
Versione tradotta
Ero infatti nella mia tenuta di Pozzuoli e nei
dintorni si trovava pure il nostro Irzio, console designato, persona a me legata da saldissimi vincoli d’amicizia e dedita
agli stessi studi in cui sono cresciuto fin dall’infanzia: trascorrevamo insieme molto tempo, esaminando in particolare le
misure che miravano alla pace e alla concordia tra i cittadini. Dopo la morte di Cesare sembrava infatti che si cercassero
pretesti per nuovi disordini e ritenevamo di dover porre rimedio a una situazione del genere, per cui quasi tutti i nostri
discorsi venivano spesi su tali argomenti. Era accaduto spesso in altre circostanze, ma ne discutemmo in particolare un giorno
ben preciso, in cui avevamo più tempo del solito e meno visitatori; non appena Irzio giunse da me, prima trattammo degli
argomenti che erano quotidianamente al centro dei nostri interessi e, starei per dire, d’obbligo per noi: la pace e la
tranquillità pubblica.
- Letteratura Latina
- De Fato di Cicerone
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