Pari se virtute postea praebuit cum Autophrodates iussu regis bello persequeretur eos qui defecerant.
Namque huius opera hostes cum castra iam intrassent profligati sunt exercitusque reliquus conservatus regis est. Qua ex re
maioribus rebus praeesse coepit. Erat eo tempore Thuys dynastes Paphlagoniae antiquo genere ortus a Pylaemene illo quem
Homerus Troico bello a Patroclo interfectum ait. Is regi dicto audiens non erat. Quam ob causam bello eum persequi constituit
eique rei praefecit Datamen propinquum Paphlagonis: namque ex fratre et sorore erant nati. Quam ob causam Datames primum
experiri voluit ut sine armis propinquum ad officium reduceret. Ad quem cum venisset sine praesidio quod ab amico nullas
vereretur insidias paene interiit: nam Thuys eum clam interficere voluit. Erat mater cum Datame amita Paphlagonis: ea quid
ageretur resciit filiumque monuit. Ille fuga periculum evitavit bellumque indixit Thuyni. In quo cum ab Ariobarzane praefecto
Lydiae et Ioniae totiusque Phrygiae desertus esset nihilo segnius perseveravit vivumque Thuym cepit cum uxore et liberis.
Versione tradotta
Si dimostrò in seguito di pari valore, quando
Autofrodate per ordine del re attaccò quelli che avevano tradito: grazie al suo intervento i nemici che già erano entrati
nell’accampamento, furono sconfitti e il resto dell’esercito del re fu salvato; così cominciò ad avere comandi di maggiore
importanza. Era in quel tempo principe della Pafiagonia Tuine, di antico lignaggio, discendente da quel Pilemene che Omero
dice ucciso da Patroclo durante la guerra di Troia. Costui rifiutava obbedienza al re. Perciò il re decise di muovergli guerra
e mise a capo dell’impresa Datáme, parente del Paflagone: erano nati infatti da un fratello e da una sorella. Per questo
motivo Datáme dapprima volle tentare di riportare all’obbedienza il parente senza ricorrere alle armi, ma andato da lui senza
scorta, perché non temeva alcun inganno da un amico, poco mancò che morisse: infatti Tuine progettò di ucciderlo di nascosto.
Con Datáme c’era la madre, zia paterna del Pafiagone; essa venne a sapere quello che si macchinava e informò il figlio.
Questi evitò il pericolo dandosi alla fuga e dichiarò guerra a Tuine. E quantunque nel corso di essa fosse stato abbandonato da
Ariobarzane, satrapo della Lidia e della Ionia e di tutta la Frigia, nondimeno continuò a combattere e prese vivo Tuine con la
moglie ed i figli.
- Letteratura Latina
- Datames di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote