Hoc
enim onere, quod mihi commune tecum est, aut iam urgentis aut certe adventantis senectutis et te et me etiam ipsum levari volo;
etsi te quidem id modice ac sapienter, sicut omnia, et ferre et laturum esse certo scio. Sed mihi, cum de senectute vellem
aliquid scribere, tu occurrebas dignus eo munere, quo uterque nostrum communiter uteretur. Mihi quidem ita iucunda huius libri
confecto fuit, ut non modo omnis absterserit senectutis molestias, sed effecerit mollem etiam et iucundam senectutem. Numquam
igitur satis digne laudari philosophia poterit, cui qui pareat, omne tempus aetatis sine molestia possit degere.
Versione tradotta
Infatti desidero sollevare te, e anche me stesso, di questo peso, che a me è in comune con te, della vecchiaia
o che già incombe o che certo si appresta. Sebbene sappia per certo che, come ogni cosa, tu la sopporti e la sopporterai con
equilibrio e saggezza. Ma volendo scrivere qualcosa sulla vecchiaia, tu mi ti presentavi alla mente degno di un tale dono, di
cui l’uno e l’altro di noi possa godere in comune. E poi la stesura di questo libro mi è stata così piacevole che non
solo ha spazzato via tutte le angosce della vecchiaia, ma mi ha anche reso la vecchiaia dolce e gradita. Mai dunque si potrà
lodare abbastanza degnamente la filosofia: chi ad essa si conforma può trascorrere senza affanno ogni età della vita.
- De Senectute
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
- De Senectute