Pro Milone, Paragrafo 20 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 20

Quotiens ego ipse iudices ex P. Clodi telis et ex cruentis eius manibus effugi! ex quibus si me non vel mea vel rei publicae fortuna servasset quis tandem de interitu meo quaestionem tulisset?
Sed stulti sumus qui Drusum qui Africanum Pompeium nosmet ipsos cum P. Clodio conferre audeamus. Tolerabilia fuerunt illa: P. Clodi mortem aequo animo ferre nemo potest. Luget senatus maeret equester ordo tota civitas confecta senio est squalent municipia adflictantur coloniae agri denique ipsi tam beneficum tam salutarem tam mansuetum civem desiderant.

Versione tradotta

Quante volte io stesso, giudici, sono scampato alle armi di Publio Clodio e alle sue mani lorde di sangue! Se ad esse non mi avesse sottratto la mia buona stella o quella dello stato, chi mai avrebbe proposto un'inchiesta speciale sulla mia morte?
Ma siamo proprio sciocchi, noi che abbiamo il coraggio di paragonare Druso, l'africano, Pompeo, noi stessi a Publio Clodio! Quegli attentati erano tollerabili; la morte di Publio Clodio, invece, nessuno può sopportarla con animo tranquillo: piange il senato, è in lacrime l'ordine equestre, la cittadinanza intera è affranta per la tristezza, sono in lutto i municipi, in afflizione le colonie, persino i villaggi, infine, rimpiangono un uomo tanto benevolo, tanto caritatevole, tanto mite.

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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