Quamvis ante haec sponsalia non solum cum ab urbe abesset numquam ad suorum quemquam
litteras misit quin Attico mitteret quid ageret in primis quid legeret quibusque in locis et quamdiu esset moraturus sed etiam
cum esset in urbe et propter infinitas suas occupationes minus saepe quam vellet Attico frueretur nullus dies temere
intercessit quo non ad eum scriberet cum modo aliquid de antiquitate ab eo requireret modo aliquam quaestionem poeticam ei
proponeret interdum iocans eius verbosiores eliceret epistulas. Ex quo accidit cum aedis Iovis Feretrii in Capitolio ab Romulo
constituta vetustate atque incuria detecta prolaberetur ut Attici admonitu Caesar eam reficiendam curaret. Neque vero a M.
Antonio minus absens litteris colebatur adeo ut accurate ille ex ultumis terris quid ageret curae sibi haberet certiorem facere
Atticum. Hoc quale sit facilius existimabit is qui iudicare poterit quantae sit sapientiae eorum retinere usum
benevolentiamque inter quos maximarum rerum non solum aemulatio sed obtrectatio tanta intercedebat quantam fuit incidere
necesse inter Caesarem atque Antonium cum se uterque principem non solum urbis Romae sed orbis terrarum esse cuperet.
Versione tradotta
Comunque già prima di questi sponsali, Ottaviano
non solo, trovandosi lontano da Roma, non mandò mai lettere a nessuno dei suoi senza scrivere anche ad Attico per dirgli che
cosa facesse, che cosa leggesse soprattutto ed in quali luoghi fosse e quanto a lungo vi sarebbe rimasto; .ma anche quando era
in città ed a causa degli infiniti suoi impegni meno spesso di quanto volesse godeva della compagnia di Attico, non passò
giorno, senza grave motivo, che non gli scrivesse o per chiedergli qualche informazione sulla storia antica ora per sottoporgli
qualche questione di poesia, qualche volta scherzando per strappargli lettere più lunghe. .E così fu che, stando il tempio di
Giove Feretrio sul Campidoglio fondato da Romolo, scoperchiato per la vetustà e l’incuria, sul punto di crollare, per
suggerimento di Attico, Cesare lo fece restaurare. .Né meno quando era assente veniva onorato da Antonio con le sue lettere,
tanto che quello, dalle terre più lontane, aveva cura di informare dettagliatamente Attico di quello che faceva. .Che cosa
significhi ciò, valuterà più facilmente chi potrà rendersi conto di quanta saggezza richiedesse mantenere i contatti e la
benevolenza di coloro tra i quali intercorreva non solo la gara per il supremo potere, ma anche tanta ostilità, quanta era
fatale che ci fosse tra Cesare ed Antonio, dal momento che sia l’uno che l’altro desiderava essere il capo non solo della
città di Roma, ma di tutto il mondo.
- Letteratura Latina
- De viris illustribus (Atticus) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote
- De viris illustribus