Neque id ego dico ut invidiosum sit in eos quibus gloriosum etiam hoc esse debet. Funguntur officio defendunt suos faciunt quod viri fortissimi solent; laesi dolent irati efferuntur pugnant lacessiti. Sed vestrae sapientiae tamen est iudices non si causa iusta est viris fortibus oppugnandi M. Caelium ideo vobis quoque vos causam putare esse iustam alieno dolori potius quam vestrae fidei consulendi. Nam quae sit multitudo in foro quae genera quae studia quae varietas hominum videtis. Ex hac copia quam multos esse arbitramini qui hominibus potentibus gratiosis disertis cum aliquid eos velle arbitrentur ultro se offerre soleant operam navare testimonium polliceri ?
Versione tradotta
Né questo io dico per gettare cattiva luce su coloro per i quali anche l’accusare torna a onore: essi svolgono un dovere, difendendo i loro amici; fanno ciò che sogliono fare gli uomini energici: offesi si dolgono, irritati insorgono, provocati combattono. Ma a voi spetta, o giudici, il vagliare col vostro senno, non già se vi sia un valido motivo per quegli uomini di accusare Marco Celio, ma se vi possa esser da parte vostra giusto motivo per ispirarvi piuttosto al rancore altrui che alla vostra coscienza. Voi vedete quanta folla si addensi nel foro, e di qual genere, e con quali propositi, e di quale varietà composta: e in tal moltitudine, quanti mai pensate ve ne siano, pronti, non appena suppongano che ciò sia desiderato da persone potenti o influenti o faconde, a offrirsi, a prestare la loro opera, a promettere la propria testimonianza?
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone