Itaque illam partem causae facile patior graviter et ornate a M. Crasso peroratam de seditionibus Nea politanis de Alexandrinorum pulsatione Puteolana de bonis Pallae. Vellem dictum esset ab eodem etiam de Dione. De quo ipso tamen quid est quod exspectetis? quod is qui fecit aut non timet aut etiam fatetur; est enim rex; qui autem dictus est adiutor fuisse et conscius P. Asicius iudicio est liberatus. Quod igitur est eius modi crimen ut qui commisit non neget qui negavit absolutus sit id hic pertimescat qui non modo a facti verum etiam a conscientiae suspicione afuit ? Et si Asicio causa plus profuit quam nocuit invidia huic oberit tuum maledictum qui istius facti non modo suspicione sed ne infamia quidem est aspersus ?
Versione tradotta
Mi è caro che Marco Crasso abbia trattato lui stesso, con efficacia ed eleganza, quella parte della causa che concerne la rivolta napoletana, la cacciata da Pozzuoli degli Alessandrini, le sostanze di Palla. Avrei desiderato ch'egli parlasse pure dell'assassinio di Dione. Su quest'ultimo oggetto, d'altronde, che cosa vi aspettate? Colui che il delitto commise, e lo confessa, non ha nulla da temere, poiché è re. Colui che si era detto essergli stato aiuto e complice, Asicio, fu assolto. Che razza di accusa è dunque codesta, se il reo non nega, e chi nega è stato prosciolto e dovrebbe invece aver timore costui, che non solo è estraneo al fatto, ma persino ad ogni sospetto di saperne qualcosa? E se ad Asicio il processo giovò più di quanto gli abbia nociuto l'odio degli accusatori, come potrebbe pesare la vostra calunnia su Celio, che riguardo a questa vicenda non lo sfiora, non solo un sospetto, ma neppure una qualsiasi malevola voce?
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone