Genus spectaculorum unum atque in omni coetu idem. Nudi iuvenes, quibus id ludicrum est, inter
gladios se atque infestas frameas saltu iaciunt. Exercitatio artem paravit, ars decorem, non in quaestum tamen aut mercedem:
quamvis audacis lasciviae pretium est voluptas spectantium. Aleam, quod mirere, sobrii inter seria exercent, tanta lucrandi
perdendive temeritate, ut, cum omnia defecerunt, extremo ac novissimo iactu de libertate ac de corpore contendant. Victus
voluntariam servitutem adit: quamvis iuvenior, quamvis robustior adligari se ac venire patitur. Ea est in re prava pervicacia;
ipsi fidem vocant. Servos condicionis huius per commercia tradunt, ut se quoque pudore victoriae exsolvant.
Versione tradotta
Gli spettacoli sono di un unico tipo, che si ripete identico in tutte le riunioni: giovani nudi,
specializzati in questi esercizi, volteggiano rapidi in mezzo a spade e a framee puntate contro di loro. Dall'esercizio
hanno acquistato abilità e dall'abilità grazia, ma non a fine di guadagno o per compenso: unica ricompensa di un gioco tanto
pericoloso è il divertimento degli spettatori. È stupefacente vedere con quale serietà giochino ai dadi, e mai in condizioni di
ubriachezza; l'azzardo e l'accanimento, vincano o perdano, sono tali che, una volta venuti meno tutti i loro beni, con un
ultimo e decisivo colpo, pongono come posta la loro libertà personale. Chi perde, accetta volontariamente la schiavitù: può
anche essere più giovane e robusto del vincitore, ma si lascia legare e mettere in vendita. Si tratta di una deplorevole
ostinazione, ma la chiamano una prova di lealtà. Gli schiavi di questo tipo li vendono, per liberare anche se stessi dalla
vergogna di aver vinto.
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