Age, ut ista divina studia omittamus, possum nominare ex agro Sabino rusticos
Romanos, vicinos et familiares meos, quibus absentibus numquam fere ulla in agro maiora opera fiunt, non serendis, non
percipiendis, non condendis fructibus. Quamquam in aliis minus hoc mirum est; nemo enim est tam senex qui se annum non putet
posse vivere: sed idem in eis elaborant quae sciunt nihil ad se omnino pertinere.
Serit arbores, quae alteri saeclo
prosint.
Ut ait Statius noster in Synephebis.
Versione tradotta
Ebbene, per tralasciare questi studi divini, potrei citare i contadini romani dell’agro sabino, miei vicini ed amici, in
assenza dei quali non si esegue quasi mai nessun lavoro nei campi di una certa importanza, non si semina, non si raccolgono i
frutti né si mettono da parte. Benché in essi ci sia meno da meravigliarsi: nessuno infatti è vecchio a tal punto da non
ritenere di poter vivere ancora un anno; ma essi si danno da fare anche in cose che sanno che in nessun modo possono essere
loro utili:
“Pianta alberi, che saranno utili alla generazione ventura.”
Come dice il nostro Stazio [Cecilio Stazio,
celebre poeta comico] nei Sinefebi.
- Letteratura Latina
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
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