Pro Milone, Paragrafo 25 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 25

Occurrebat ei mancam ac debilem praeturam futuram suam consule Milone: eum porro summo consensu populi Romani consulem fieri videbat. Contulit se ad eius competitores sed ita totam ut petitionem ipse solus etiam invitis illis gubernaret tota ut comitia suis ut dictitabat umeris sustineret. Convocabat tribus se interponebat Collinam novam dilectu perditissimorum civium conscribebat. Quanto ille plura miscebat tanto hic magis in dies convalescebat. Ubi vidit homo ad omne facinus paratissimus fortissimum virum inimicissimum suum certissimum consulem idque intellexit non solum sermonibus sed etiam suffragiis populi Romani saepe esse declaratum palam agere coepit et aperte dicere occidendum Milonem.

Versione tradotta

Era chiaro alla sua mente che la sua pretura sarebbe stata mutila e di scarso peso se fosse stato eletto console Milone: capiva bene, appunto, che egli si accingeva a divenir console con l'appoggio unanime del popolo romano. Si unì ai suoi competitori, ma in modo tale da orchestrare tutta la loro campagna elettorale, anche senza il loro consenso, e da sostenere sulle sue spalle, come andava dicendo, l'intero peso dei comizi: convocava le tribù, s'intrometteva, creava una seconda tribù Collina iscrivendovi la feccia della città. Quanto più fomentava i disordini, tanto più si rafforzava, di giorno in giorno, la posizione di Milone. Non appena quell'individuo pronto ad ogni nefandezza capì che era certissima l'elezione a console di quell'uomo coraggioso e a lui fieramente avverso, non appena si rese conto che lo lasciavano presagire chiaramente in più d'una occasione non solo i discorsi, ma anche i voti del popolo romano, prese ad agire sotto gli occhi di tutti e a dire apertamente che si doveva uccidere Milone.

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

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