His rebus comparatis Catilina nihilo minus in proximum annum consulatum petabat, sperans, si designatus foret, facile se ex
voluntate Antonio usurum. Neque interea quietus erat, sed omnibus modis insidias parabat Ciceroni. Neque illi tamen ad cavendum
dolus aut astutiae deerant. Namque a principio consulatus sui multa pollicendo per Fuluiam effecerat, ut Q. Curius, de quo
paulo ante memoravi, consilia Catilinae sibi proderet; ad hoc collegam suum Antonium pactione provinciae perpulerat, ne contra
rem publicam sentiret; circum se praesidia amicorum atque clientium occulte habebat. Postquam dies comitiorum venit et
Catilinae neque petitio neque insidiae, quas consulibus in campo fecerat, prospere cessere, constituit bellum facere et extrema
omnia experiri, quoniam quae occulte temptaverat aspera foedaque evenerant.
Versione tradotta
Impegnato in
questi preparativi, Catilina chiedeva nondimeno il consolato per l’anno successivo, sperando, se fosse stato eletto, di
impiegare facilmente Antonio a suo volere. Nel frattempo non stava (era) calmo, ma in tutti i modi tendeva insidie a Cicerone.
Tuttavia questo non era sprovveduto di astuzia o di scaltrezza per guardarsi. Infatti, fin dall’inizio del consolato, con
grosse promesse, attraverso Fulvia aveva ottenuto che Q. Curio, del quale ho parlato poco prima, gli rivelasse i progetti di
Catilina; perciò aveva indotto il suo collega Antonio ad uno scambio di provincia, affinché non si fosse opposto contro la
repubblica, ed aveva intorno a sé la protezione di amici e di clienti. Quando arrivò il giorno delle elezioni, Catilina, visto
che sua candidatura né le insidie, che erano tese ai consoli nel Campo Marzio avevano avuto successo, decise di fare guerra
aperta e di fare ricorso ad ogni mezzo estremo, poiché i suoi tentativi segreti si erano risolti in vergognosi rovesci.
- Letteratura Latina
- Bellum Catilinarium di Sallustio
- Sallustio