De Senectute, Paragrafo 26 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 26

Iucundum potius quam odiosum. Ut enim

adulescentibus bona indole praeditis sapientes senes delectantur, leviorque fit senectus eorum qui a iuventute coluntur et

diliguntur, sic adulescentes senum praeceptis gaudent, quibus ad virtutum studia ducuntur; nec minus intellego me vobis quam

mihi vos esse iucundos. Sed videtis, ut senectus non modo languida atque iners non sit, verum etiam sit operosa et semper agens

aliquid et moliens, tale scilicet quale cuiusque studium in superiore vita fuit. Quid qui etiam addiscunt aliquid? ut et

Solonem versibus gloriantem videmus, qui se cotidie aliquid addiscentem dicit senem fieri, et ego feci qui litteras Graecas

senex didici; quas quidem sic avide arripui quasi diuturnam sitim explere cupiens, ut ea ipsa mihi nota essent quibus me nunc

exemplis uti videtis. Quod cum fecisse Socratem in fidibus audirem, vellem equidem etiam illud (discebant enim fidibus

antiqui), sed in litteris certe elaboravi.

Versione tradotta

Gradito più

che di peso! Come infatti i vecchi saggi provano diletto dai giovani dotati di buon carattere e più lieve si rende la vecchiaia

di coloro che sono rispettati ed amati dalla gioventù, così i giovani traggono vantaggio dagli insegnamenti dei vecchi, dai

quali vengono guidati alla pratica delle virtù; e so di essere a voi gradito non meno di quanto voi lo siate a me. Perciò

vedete come la vecchiaia non solo non sia fiacca ed inoperosa, ma invece attiva e sempre intenta a fare qualcosa e ad

affaccendarsi, naturalmente secondo quale sia stata l’attitudine di ciascuno nella vita passata. E quelli che aggiungono

qualcosa a ciò che già conoscono? Come ad esempio vediamo vantarsi in versi Solone, il quale afferma di diventare vecchio

imparando ogni giorno qualcosa di più, ed anche io l’ho fatto, io che da vecchio ho studiato la letteratura greca; e mi ci sono

applicato con tanta avidità, come fossi desideroso di estinguere una lunga sete, che ora mi sono note quelle stesse cose di cui

ora mi vedete fare uso come esempi. E sentendo che ciò ha fatto Socrate con la cetra, avrei voluto farlo anche io – infatti gli

antichi imparavano a suonare la cetra -, ma almeno mi sono dedicato alle lettere.

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