Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta
amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod
quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita
amantur ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate quae est inter natos et
parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest; deinde cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus
cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur.
Versione tradotta
Perciò l'amicizia mi
sembra piuttosto sorta dalla natura che dalla indigenza, più per inclinazione dell'anima con un certo suo senso d'amore,
che per riflessione sulla utilità che essa avrebbe poi avuto.
E di che natura sia tale istinto, si può in realtà vedere
anche in certe bestie, le quali così amano fino a un certo momento i loro nati, e sono da essi amate, che facilmente si scorge
il loro sentimento. E questo è molto più evidente nell'uomo, in primo luogo per quell'affetto che c'è tra i figli e i
genitori, il quale non può essere distrutto se non da una detestabile scelleratezza; in secondo luogo, allorché sorge un simile
sentimento d'amore se c'imbattiamo in qualcuno con i cui costumi e con la cui indole concordiamo, poiché ci par di
scorgere in lui quasi una luce di bontà e di virtù.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone