De Senectute Paragrafo 28: versione tradotta - StudentVille

De Senectute, Paragrafo 28

Orator metuo ne languescat senectute;

est enim munus eius non ingeni solum, sed laterum etiam et virium. Omnino canorum illud in voce splendescit etiam nescio quo

pacto in senectute, quod equidem adhuc non amisi, et videtis annos. Sed tamen est decorus seni sermo quietus et remissus,

factique per se ipsa sibi audientiam diserti senis composita et mitis oratio. Quam si ipse exsequi nequeas, possis tamen

Scipioni praecipere et Laelio. Quid enim est iucundius senectute stipata studiis iuventutis?

Versione tradotta

L’oratore, temo, s’indebolisce con la vecchiaia; il suo

impegno infatti non consiste solo nell’intelletto, ma anche nei polmoni e nelle forze. In verità la sonorità della voce ha un

vivo spicco, non so in che modo, anche nella vecchiaia; da parte mia finora non l’ho perduto, e voi vedete gli anni (che ho).

Ma tuttavia si addice ad un vecchio un parlare garbato e tranquillo, e un discorso pacato e disteso di un vecchio eloquente si

fa ascoltare di per se stesso. Se non potessi farlo, potresti tuttavia dare insegnamenti a Scipione ed a Lelio: cosa vi è

infatti di più piacevole di una vecchiaia circondata dagli ardori della gioventù?

  • Letteratura Latina
  • De Senectute di Cicerone
  • Cicerone
  • De Senectute

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