Atque ut id libentius faciatis iam me vobis iudices indicabo et de meo quodam amore gloriae nimis acri fortasse verum tamen honesto vobis confitebor. Nam quas res nos in consulatu nostro vobiscum simul pro salute huiusce imperi et pro vita civium prope universa re publica gessimus attigit hic versibus atque inchoavit: quibus auditis quod mihi magna res et iucunda visa est hunc ad perficiendum adornavi. Nullam enim virtus aliam mercedem laborum periculorumque desiderat praeter hanc laudis et gloriae: qua quidem detracta iudices quid est quod in hoc tam exiguo vitae curriculo [et tam brevi] tantis nos in laboribus exerceamus?
Versione tradotta
Ma affinché lo facciate con più convinzione, o giudici, vi farà delle rivelazioni sul mio conto e vi confesserò una mia particolare debolezza per la gloria, eccessiva forse, ma legittima. Infatti, tutto ciò che io feci nel mio consolato, insieme a voi, per la salvezza di questa città e dell'impero, per la vita dei cittadini e dello Stato tutto, costui scelse come argomento e cominciò a trattare in versi. E dopo averli ascoltati, poiché mi parvero di gran valore e armoniosi, lo misi nelle condizioni di portare l'opera a compimento. Infatti la virtù non altra ricompensa desidera alle fatiche e ai rischi che elogio e gloria e tolta di mezzo anche questa, che cosa potremmo aspettarci in mezzo a così grandi fatiche, in questo così ristretto e brevissimo corso della vita umana?
- Letteratura Latina
- Pro Archia Poeta di Cicerone
- Cicerone