Quibus rebus cum unus in civitate maxime floreret incidit
in eandem invidiam quam pater suus ceterique Atheniensium principes. Nam testarum suffragiis quod illi `ostrakismon’ vocant X
annorum exsilio multatus est. Cuius facti celerius Athenienses quam ipsum paenituit. Nam cum ille animo forti invidiae
ingratorum civium cessisset bellumque Lacedaemonii Atheniensibus indixissent confestim notae eius virtutis desiderium
consecutum est. Itaque post annum quintum quam expulsus erat in patriam revocatus est. Ille quod hospitio Lacedaemoniorum
utebatur satius existimans contendere Lacedaemonem sua sponte est profectus pacemque inter duas potentissimas civitates
conciliavit. Post neque ita multo Cyprum cum ducentis navibus imperator missus cum eius maiorem partem insulae devicisset in
morbum implicitus in oppido Citio est mortuus.
Versione tradotta
Giacchè era l'unico nella città a
distinguersi in modo così eccellente grazie a queste imprese, cadde nella medesima ostilità in cui erano incappati suo padre e
gli altri capi ateniesi. Così fu condannato ad un esilio di dieci anni con il voto dei cocci , che chiamano "ostracismo". .Di
questo, però, si pentirono gli Ateniesi prima ancora di lui. Infatti, mentre lui si era piegato con animo forte all'ostilità
dei suoi ingrati concittadini, giacchè gli Spartani avevano dichiarato guerra agli Ateniesi subito si rimpianse il suo ben noto
valore. .Così, dopo il quinto anno dacchè era stato cacciato fu richiamato in patria. E dal momento che aveva rapporti di
ospitalità con gli Spartani, ritenendo fosse meglio dirigersi velocemente a Sparta, di sua volontà partì e procurò la pace tra
le due potentissime città. .Dopo non molto tempo, mandato a Cipro come comandante con duecento navi, dopo aver sottomesso la
maggior parte dell'isola, ammalatosi, morì nella città di Cizio.
- Letteratura Latina
- Liber de excellentibus gentium (Cimon) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote