De Senectute, Paragrafo 34 - Studentville

De Senectute, Paragrafo 34

Audire te arbitror, Scipio, hospes tuus avitus Masinissa quae faciat hodie nonaginta

natus annos; cum ingressus iter pedibus sit, in equum omnino non ascendere; cum autem equo, ex equo non descendere; nullo

imbri, nullo frigore adduci ut capite operto sit, summam esse in eo siccitatem corporis, itaque omnia exsequi regis officia et

munera. Potest igitur exercitatio et temperantia etiam in senectute conservare aliquid pristini roboris. XI. Non sunt in

senectute vires. Ne postulantur quidem vires a senectute. Ergo et legibus et institutis vacat aetas nostra muneribus eis, quae

non possunt sine viribus sustineri. Itaque non modo, quod non possumus, sed ne quantum possumus quidem cogimur.

Versione tradotta

Credo che tu, Scipione, sappia cosa fa oggi a novant’anni Massinissa [re dei Numidi,

fedele alleato di Roma contro Cartagine], che fu ospite di tuo nonno: quando inizia un cammino a piedi, non monta mai a

cavallo; quando invece (lo inizia) a cavallo, non smonta mai da cavallo; da nessuna pioggia, da nessun freddo è indotto a stare

col capo coperto; vi è in lui un’estrema asciuttezza del corpo; in tal modo può assolvere ad ogni impegno e funzione di un re.

Dunque anche nella vecchiaia l’esercizio e la moderazione possono preservare qualcosa dell’antico vigore. XI. Nella vecchiaia

non ci sono forze - . Nemmeno si pretendono forze dalla vecchiaia. Dunque, sia per legge che per consuetudine, la nostra età è

priva di quelle cose che non si possono sopportare senza le forze. E così non siamo costretti (a fare) non solo ciò che non

possiamo, ma neppure quanto possiamo.

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