Qui profecto si exstiterit sic aget ac sic loquetur: “Mulier quid tibi cum Caelio quid cum homine adulescentulo quid cum alieno? Cur aut tam familiaris huic fuisti ut aurum commodares aut tam inimica ut venenum timeres? Non patrem tuum videras non patruum non avum non proavum non abavum non atavum audieras consules fuisse; non denique modo te Q. Metelli matrimonium tenuisse sciebas clarissimi ac fortissimi viri patriaeque amantissimi qui simul ac pedem limine extulerat omnes prope cives virtute gloria dignitate superabat? Cum ex amplissimo genere in familiam clarissimam nupsisses cur tibi Caelius tam coniunctus fuit? cognatus adfinis viri tui familiaris? Nihil eorum. Quid igitur fuit nisi quaedam temeritas ac libido? Nonne te si nostrae imagines viriles non commovebant ne progenies quidem mea Q. illa Claudia aemulam domesticae laudis in gloria muliebri esse admonebat non virgo illa Vestalis Claudia quae patrem complexa triumphantem ab inimico tribuno plebei de curru detrahi passa non est? Cur te fraterna vitia potius quam bona paterna et avita et usque a nobis cum in viris tum etiam in feminis repetita moverunt? Ideone ego pacem Pyrrhi diremi ut tu amorum turpissimorum cotidie foedera ferires ideo aquam adduxi ut ea tu inceste uterere ideo viam munivi ut eam tu alienis viris comitata celebrares?”
Versione tradotta
S’egli dunque risusciterà, si comporterà e parlerà così: «O donna, che hai tu in comune con Celio, con questo giovanotto, con questo estraneo? Come mai tu gli sei stata, o così intima da prestargli i tuoi ori, o così nemica da temerne il veleno? Non hai visto tuo padre, non hai sentito dire che tuo zio, tuo nonno, tuo bisnonno, l’avo tuo, il padre di lui, sono stati consoli? Non sapevi almeno di essere stata moglie di Quinto Metello uomo eccellente e intrepido e molto amante della patria, che, non appena fuori di casa sua, era ritenuto superiore ad ogni altro cittadino per virtù, fama e decoro? Tu, di così nobile famiglia, e in così nobile famiglia entrata col matrimonio, come hai potuto confonderti con un Celio? Era tuo parente, tuo affine, era amico di tuo marito? Nulla di tutto ciò. Che altro ti spinse, allora, se non una sfacciata libidine? Sebbene non ti trattenessero le immagini degli uomini della nostra famiglia, come non ti suggerì quella di una mia discendente, Quinta Claudia, di farti emula di domestica lode nell’onore femminile; o quella della vergine Claudia, la Vestale, che stringendo fra le braccia il padre impedì ad un tribuno della plebe, suo nemico, di trarlo giù dal carro trionfale? Perché poterono su di te più i vizi fraterni che le virtù paterne e avite, che si rinnovano, a partire da me, di generazione in generazione, fra uomini e donne? E’ per questo, dunque, che io ho impedito la pace con Pirro, perché tu potessi ogni giorno mercanteggiare amori indecenti? Per questo ho condotto l’acqua a Roma, perché tu la usassi per le tue sconcezze? Per questo ho aperto la via Appia, perché tu vi passeggiassi in compagnia d’ogni sorta di gente?».
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone