Ex
hoc genere illud est Ennii,/ utinam ne in nemore Pelio securibus /caesae accidissent abiegnae ad terram trabes!/ Licuit vel
altius: ‘Utinam ne in Pelio nata ulla umquam esset arbor!’ etiam supra: ‘Utinam ne esset mons ullus Pelius!’
similiterque superiora/ repetentem regredi infinite licet./ Neve inde navis inchoandi exordium/ cepisset./ Quorsum haec
praeterita? quia sequitur illud,/ Nam numquam era errans mea domo ecferret pedem/ Medea, animo aegra, amore saevo saucia,/ non
erat ut eae res causam adferrent amoris./
Versione tradotta
Di tale
tenore sono quei ben noti versi di Ennio:/ O se nel bosco del Pelio, dalle scuri/ abbattuti, non fossero mai caduti al suolo
i tronchi/ d'abete! Si sarebbe potuto risalire addirittura più indietro: «O se sul Pelio non fosse mai nato un albero!», o
ancora prima: «O se non fosse mai esistito un monte Pelio!» e si potrebbe, seguitando identicamente a ritroso nel tempo,
procedere all'infinito./ Se da lì la costruzione di una nave/ non avesse avuto principio!/ A che scopo ripercorre il tempo
trascorso? Segue infatti quel celebre passo:/ Giammai la mia signora, Medea, vagando, avrebbe/ [lasciato/ la casa, con
l'animo afflitto, ferita da fiera passione,/ ma non perché quei fatti comportassero la causa della sua passione./
- Letteratura Latina
- De Fato di Cicerone
- Cicerone