Magna etiam discidia et plerumque iusta nasci, cum
aliquid ab amicis quod rectum non esset postularetur, ut aut libidinis ministri aut adiutores essent ad iniuriam; quod qui
recusarent, quamvis honeste id facerent, ius tamen amicitiae deserere arguerentur ab iis quibus obsequi nollent. Illos autem
qui quidvis ab amico auderent postulare, postulatione ipsa profiteri omnia se amici causa esse facturos. Eorum querella
inveterata non modo familiaritates exstingui solere sed odia etiam gigni sempiterna. Haec ita multa quasi fata impendere
amicitiis ut omnia subterfugere non modo sapientiae sed etiam felicitatis diceret sibi videri.
Versione tradotta
Gravi dissidi anche, e per lo più giusti, nascono quando si
chiede agli amici qualcosa che non è onesto, di essere cioè o strumenti nostri nella soddisfazione di un nostro capriccio o
aiuto a noi nel recare offesa a qualcuno; e quelli che si rifiutano a questo, sebbene ciò facciano secondo onestà, sono
accusati di violare i diritti dell’amicizia da coloro a cui non vogliono obbedire. Quelli invece che osano chiedere
qualsiasi cosa a un amico, colla loro stessa richiesta fanno capire che essi per un amico sono disposti a far tutto. E dalle
rampogne di quelli non solo di solito sono spente pur antiche affettuose amicizie, ma anche sono generati odi che durano
eterni. Queste fatalità, per così chiamarle, sovrastano, diceva, all’amicizia, di modo che saperle evitare tutte gli
sembrava un privilegio non solo della sapienza ma anche della fortuna.
- De Amicitia
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone